Roma-Sampdoria: Mourinho sceglie prima l'uomo poi il sistema di gioco
Stankovic, che lo conosce, non è rimasto sorpreso dal cambio. Ecco perché adesso, con il recupero dei titolari lo special one tornerà la difesa a tre
La chiave di tutto l’ha data genuinamente Dejan Stankovic nella conferenza stampa post-partita. Quando gli è stato chiesto se fosse rimasto sorpreso dalla linea a quattro presentata da Mourinho e se questo lo avesse indotto a cambiare qualcosa nell’immediata vigilia nella strategia tattica della partita, l’allenatore serbo ha risposto con un sorrisino superbo: «Quando abbiamo cominciato a preparare la gara sette-otto giorni fa, ai miei collaboratori ho detto che ero sicuro: “Conosco José, lui nelle situazioni di emergenza si affida agli uomini, più che ai sistemi di gioco. Vedrete che con noi giocherà a quattro”». Molti dei 60 milioni di allenatori sparsi per l’Italia saranno sorpresi, eppure a volte la tattica la fanno più gli uomini che i disegnini sulla lavagna. Almeno così è per Mourinho, il rivoluzionario. Giusto? Sbagliato? Sono categorie che nel calcio non esistono. Dentro una partita entrano talmente tanti fattori in gioco che limitare i ragionamenti facendo prevalere una parte raziocinante sull’altra, per un allenatore può essere un errore letale. Così quando prepara le sue partite lo Special One non si nega alcuna riflessione. Ecco perché nonostante una parte di ragionamento logico abbia portato a credere alla vigilia della partita che i pochi allenamenti a disposizione con la rosa al completo avrebbero indotto l’allenatore a non complicarsi la vita, cambiando un sistema di gioco che aveva dimostrato tutta la sua solidità solo per la contemporanea assenza di tre dei cinque centrali a disposizione, si è sottovalutata l’altra parte di ragionamento, quella che invece Stankovic, conoscendo meglio di tutti il suo collega, aveva capito con largo anticipo. Mou se la sarebbe giocata con i suoi uomini. Ecco perché a volte parlare di calcio facendo solo riferimento a un tema tattico con Mourinho rischia di essere riduttivo. Qualcuno ritiene che sia una carenza del portoghese, non rendendosi conto che è la sua grandezza.
Ma ora si torna a tre
Peraltro l’allenatore che passa per essere un difensivista ha schierato tutti insieme in campo, in una partita in cui avevi quasi tutto da perdere e pochissimo da guadagnare, come terzini di una difesa a quattro un trequartista e un’ala, un difensore puro (Smalling) e un ex centrocampista come centrali di difesa, una mezzala e un trequartista in mezzo al campo, un altro trequartista e tre attaccanti nelle posizioni più offensive. In pratica un portiere, un solo difensore e nove giocatori capaci di dare al proprio ruolo specifico un’interpretazione decisamente più offensiva. Tutto questo perché, come Stankovic sapeva, Mou si affida agli uomini prima che agli schemi. E dagli uomini viene ripagato. Ecco perché diventa sterile la discussione sul futuro della linea difensiva a tre o a quattro. Il tecnico a Mancini e Ibañez non rinuncerà, Smalling è intoccabile, Diego Llorente adesso è diventato la prima alternativa («tra i difensori che abbiamo - ha detto il portoghese a fine partita - è quello che ha la maggiore capacità di impostazione a corto raggio, difficilmente butta via un pallone»), Kumbulla resterà spesso a guardare (e a giugno sarà venduto), in mezzo e davanti fioriscono le alternative (e semmai la preoccupazione gravita intorno alle condizioni dei due attaccanti alla ricerca del gol, Belotti ed Abraham»
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Tra 4231 e 433
Un altro quesito da risolvere riguarda il sistema di gioco utilizzato dalla Roma con la Sampdoria dalla cintola in su. La posizione asimmetrica di Matic, Wijnaldum e Pellegrini autorizzava in alcuni momenti della partita a fotografare con il 4231 lo schieramento tattico, in altri con il 433 (o 4141, che poi è un po’ la stessa cosa, ma se gli esterni sono così offensivi è più corretto indicare il 433). In teoria la funzione di un modulo si evince quando il pallone ce l’ha il portiere avversario: in questi casi la Roma tendeva ad appiattirsi con i due mediani sui due dirimpettai blucerchiati e Pellegrini andava a disturbare la prima impostazione di Rincon, il play scelto da Stankovic nel suo 4321. In altri momenti, quando la palla ce l’aveva la Roma, Matic si abbassava in cabina di regia, e l’olandese e il capitano si dividevano gli spazi di collegamento da riempire tra la difesa e l’attacco mentre Dybala da sinistra tendeva a convergere verso il centro ed El Shaarawy restava invece più largo a sinistra, con il risultato che Wijnaldum poteva spesso puntare la porta sfruttando qualche corsia preferenziale sul centro destra (vedi azione del palo del primo tempo, o il binario scelto per l’inserimento del gol ad inizio ripresa).
Ma non è colpa di Zalewski
Un altro tema di discussione nella sfida ha riguardato direttamente la posizione dei terzini nella difesa a quattro, oggetto di qualche critica probabilmente immotivata. Se è vero che più volte è stato rilevato che le caratteristiche offensive di Zalewski hanno consigliato agli allenatori avversari di sviluppare le proprie azioni offensive proprio dalla parte del polacco, stavolta non ci si deve far impressionare dal numero dei palloni toccati dal terzino sinistro Augello in versione offensiva, come se la colpa fosse da far ricadere esclusivamente sulla posizione troppo timida di Zalewski. La cosa riguarda invece le caratteristiche intrinseche di una difesa a quattro. Mancando la copertura del terzo centrale è infatti inevitabile che in uno sviluppo di gioco avversario i due terzini tendano a stringere di più verso il centro consentendo spesso all’esterno avversario (terzino o ala cambia poco per questo discorso) di andare a ricevere il pallone in zona offensiva senza apparente copertura. Meglio far ricevere l’avversario e poi affrontarlo, piuttosto che rompere la linea in anticipo per accorciare lo spazio di marcatura e rischiare di farsi infilare alle spalle da un lancio lungo. Soprattutto se dalla tua parte l’esterno offensivo di giornata è Dybala e non puoi chiedergli certo lo stesso lavoro di copertura che ad esempio si sobbarca El Shaarawy a sinistra. Quindi spesso Zalewski attendeva la copertura di Wijnaldum prima di uscire magari su Augello, sapendo che l’olandese doveva schermare comunque anche Winks, il suo dirimpettaio di metà campo. E in ogni caso valga una domanda: quanto si è realmente resa pericolosa la Sampdoria con tutta la libertà concessa ad Augello? Basta guardare il dato degli expected gol: 0,42, uno dei più bassi raccolti dagli avversari della Roma nell’intera stagione.
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