La voglia c'era, la squadra meno
Poteva essere il momento per puntare forte sul gruppo. Invece la Roma a Cremona è affondata proprio con i titolari. Con la Juve per la risposta
Che la Cremonese abbia rovinato il cammino della Roma in Coppa Italia è un dato di fatto, incontestabile: la vittoria dei grigiorossi all’Olimpico di inizio febbraio ha determinato l’eliminazione dei giallorossi, con tutto il rammarico per quella parte di tabellone che sembrava fatta apposta per accompagnare Mourinho alla finale in casa del 24 maggio, attraverso cui giocarsi un altro titulo. Che la Cremonese abbia compromesso anche la qualificazione alla Champions League del prossimo anno, con quello che quel traguardo determina in termini soprattutto di possibilità di investimenti, è invece ovviamente tutto da dimostrare e si capirà solo alla fine del campionato. Certo è che allo Zini sono stati lasciati tre punti che avrebbero determinato intanto la soddisfazione di ritrovarsi al secondo posto della classifica dopo 24 giornate (evento raro per la Roma e pure per Mourinho, tanto che non capitava rispettivamente da sei e da cinque anni) e poi conferito ulteriori certezze ad una squadra in netta ascesa che proprio la sera di Coppa Italia del 1 febbraio aveva conosciuto l’unico passo falso vero di un 2023 che sembrava invece assai produttivo.
Contro le facili sentenze
C’è ora solo da spiegare come sia possibile che una squadra di tasso tecnico decisamente inferiore abbia potuto battere due volte la Roma sul campo nell’arco di un mese, peraltro il mese migliore per lo stato di forma dell’intera stagione fin qui disputata. E anche se dopo certe sconfitte è forte la tentazione di seguire l’onda emotiva degli sfascisti (viene facile poggiarsi sulla sconcertante pochezza di certi argomenti, non costa fatica e non prevede tempo da perdere in approfondimenti), qui cerchiamo di dare punti di vista differenti da considerare nell’analisi degli eventi che accadono su un campo di calcio. Partendo da un assunto di base: in questo sport l’imponderabilità degli eventi non permette di trovare sempre spiegazioni razionali ai risultati del campo, specialmente quelli estemporanei. In una partita secca, una qualsiasi squadra di terza serie potrebbe trovare l’alchimia per battere il Real Madrid e questo da una parte condanna il calcio all’ineluttabilità delle facili sentenze, dall’altro ne determina la sua fortuna in termini di popolarità.
Complimenti a Ballardini
Senza ciurlare troppo nel manico, però, entriamo nel dettaglio di una sconfitta dolorosa eppure riconducibile a diverse spiegazioni oggettive. C’è intanto un dato statistico da considerare e riguarda quanto le squadre hanno costruito sul campo, e in qualche modo la valutazione riguarda entrambe le partite citate. Tutte e due le volte la squadra meno dotata tecnicamente e quindi più cauta tatticamente ha prodotto meno in termini quantitativi (possesso palla, azioni offensive, occasioni da rete ecc.) eppure ha ottenuto di più. Segno che la squadra più dotata ha finito con lo scoprirsi tatticamente (si ripensi ai gol del vantaggio dell’Olimpico e a quello che ha determinato il rigore del 2-1 allo Zini) in qualche modo facilitando il compito speculativo dell’avversario. Dunque non si può rimproverare alla squadra di Mourinho di aver “meritato” la sconfitta, quanto di non aver fatto molto per reagire alle avversità del campo (i due gol iniziali di entrambe le partite, certamente casuali rispetto all’economia delle sfide). C’è poi una questione tattica: se ti difendi compatto il tuo compito inizialmente è semplicemente conservativo, poi dopo il vantaggio diventa conservativo e speculativo rispetto al risultato che sta maturando e acquisisci vantaggi psicologici nella misura in cui dall’altra parte evaporano le certezze. E Ballardini in questo è un piccolo Mourinho, è uno che sa costruire le sue vittorie sfruttando in qualche modo i difetti dell’avversario. E infatti ha già vinto tre volte sul campo con Mou in tre competizioni diverse, e condivide questo curioso primato con questi tecnici: Ancelotti, Pellegrini, Benitez e Guardiola. Complimenti a lui.
Le scelte di Mourinho
Si può discutere poi della scelta dei giocatori fatta dallo Special One: per l’asse centrale della squadra si è affidato infatti ai suoi pupilli Cristante, Dybala e Pellegrini quando molti osservatori si aspettavano un turno di riposo almeno per due di loro tre, approfittando magari della sopraggiunta buona condizione delle alternative a disposizione. Diceva ieri Righetti a Radio Romanista che da ex calciatore ha “colto” la sensazione che qualcuno di loro stavolta non si aspettava di giocare. Rispettabile parere che aprirebbe ad una riflessione sull’occasione perduta da José di dar fiducia al resto della squadra preservando qualcuno di loro, mentre ora ha forse “intossicato” lo stato d’animo di qualcuno senza aver alleggerito i muscoli dei big. Niente di irreparabile, sia chiaro, ma in sede di commento queste osservazioni possono avere una loro dignità. Ci sembrerebbe da escludere assolutamente invece la valutazioni sullo scarso impegno di qualcuno di loro. Semmai, come ha dimostrato l’azione del gol da cui è scaturito il rigore del 2-1, c’è stato un eccesso di generosità da parte di qualcuno, troppo attaccato all’impegno da sopravvalutare il proprio compito. Così quando il tecnico si è messo con il 4231 a trazione anteriore per rimontare lo svantaggio anche i difensori hanno pensato di partecipare all’arrembaggio, dimenticando il fondamentale compito che avevano in campo in quel momento: quello di preservare almeno il pareggio.
L’occasione con la Juventus
La Roma di Mourinho è però capace di andare in difficoltà (due volte) contro la Cremonese e poi di riscattarsi contro la Juventus. Non ci stupiremmo se domenica sera all’Olimpico arrivasse un’altra grande prestazione, in linea con i pronostici che andavano ormai maturando a febbraio sull’esito del minicampionato a sei squadre per i tre posti residui della Champions. Allegri ha trovato una formula tale da rinsaldare addirittura la speranza di conquistare il quarto posto nonostante la penalizzazione di 15 punti grazie soprattutto al rientro dei suoi giocatori più forti. Ma nella partita secca, nella cornice confortevole dei suoi tifosi, con le motivazioni giuste e con tutti i calciatori disponibili la Roma è capace di tutto. Rispetto a Cremona non ci saranno grandi cambiamenti, a naso ne immaginiamo solo tre: Abraham per Belotti, Karsdorp per Zalewski e Smalling per Kumbulla. E Wijnaldum ormai titolare.
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