Mourinho non si diverte, ma intanto vince
In attesa del 2023, dei recuperi di Dybala e di Gini Wijnaldum, la Roma punta al bottino pieno guardando alla sostanza piuttosto che alla forma
Alzi la mano il romanista che non ha un amico che gli manda su WhatsApp di tanto in tanto qualche ritaglio di giornale, qualche screenshot di una dichiarazione o qualche minima animazione grafica per dimostrare che la Roma non giochi un buon calcio e che Mourinho non sia un bravo allenatore. Abbiamo appositamente fatto riferimento al “fuoco amico” nei confronti dell’allenatore portoghese proprio per non scendere sul terreno infido della faziosità, quello che avvelena ogni discussione interessante sul calcio. Ma il dibattito è aperto anche all’interno del nostro piccolo, grande mondo.
Chiunque gioca meglio
Prima di discuterne, però, dobbiamo fissare alcuni punti base su cui edificare ogni considerazione. Qui non si parla più, ormai, del datato dibattito tra giochisti e risultatisti, questione vecchia, noiosa e superata ormai da tre o quattro anni. Come abbiamo più volte testimoniato avvalendoci spesso anche di dati e grafiche, non esiste più in Italia un allenatore che non costruisca dal basso, che non preveda tagli offensivi, che non alzi le pressioni sulla prima impostazione avversaria, che non cerchi gloria attraverso qualche schema sulle palle inattive, che non attacchi l’area avversaria anche con cinque o sei uomini in uno sviluppo ordinario ecc. ecc.. Dove una volta erano solo i più sofisticati allenatori offensivi a ricercare queste differenze, adesso grazie soprattutto alla straordinaria influenza che Guardiola ha esercitato negli ultimi 15 anni nel pianeta calcio, certe strategie sono ormai universalmente condivise. Il gioco è migliorato ovunque, ad ogni latitudine. Lo ricordava anche Mourinho in fase di presentazione della sfida di Helsinki: anche nei paesi scandinavi, a differenza di un tempo, oggi trovi allenatori strapreparati e squadre sofisticate che non aspettano, ma ti attaccano attraverso meccanismi molto esercitati. Ed è ovunque così, in ogni paese, europeo e non.
Il movimento Gasperini
Semmai, oggi, si è sviluppato soprattutto in Italia un movimento tattico controrivoluzionario, idealmente guidato da Gianpiero Gasperini, che contrappone alle squadre più offensive un tipo di calcio altrettanto offensivo ma basato su concetti diversi, in cui il duello individuale è tornato ad essere premiante. Ma quando si recupera il pallone si punta in verticale la porta avversaria e più si recupera alto e meglio è. Se invece si deve costruire l’azione si passa attraverso schemi rodati, verticalizzazioni feroci, palla bassa e triangolazioni rapide.
La filosofia della Roma
Pensate che la Roma si sottragga a tutto questo? Vuol dire che vedete male le partite. La Roma ha sviluppato un tipo di gioco in fase di possesso palla che risente semmai delle caratteristiche fisiche dei proprio giocatori. Diventa difficile, ad esempio, immaginare uno sviluppo rapido e un’aggressione costante in fase di non possesso quando in mezzo al campo giochi con Cristante e Matic. Ma i concetti restano gli stessi e largamente propositivi. Anche ad Helsinki un paio di volte la Roma è stata assai pericolosa proprio attraverso uno sviluppo coordinato che, partito dai difensori, è arrivato rapidamente in verticale sugli attaccanti e ha portato ad esempio Abraham e Pellegrini (sul tacco di Volpato) ad andare assai vicino a segnare.
La differenza con Sarri
Dov’è, dunque, la differenza reale, concreta, tra Mourinho e, ad esempio Spalletti o Sarri? Sta essenzialmente sul valore che gli allenatori danno al risultato. Il Napoli, e la Lazio di quest’anno, ad esempio, giocano indifferentemente, applicando gli stessi concetti, con qualsiasi risultato. La Roma no, la Roma cambia decisamente il suo atteggiamento. Significa che gioca male? No, ma può magari significare che Mourinho teme che i limiti della squadra possano essere maggiormente amplificati da un atteggiamento troppo offensivo. Così magari non si diverte, come ha detto anche ad Helsinki, ma intanto vince. Contro la Sampdoria, tanto per fare un esempio, la Roma ha costruito azioni che sono valse l’indice di 1,17 di expected goal, contro lo 0,38 degli avversari. In vantaggio Mourinho non ha voluto correre rischi di nessun tipo, ha tenuto il baricentro basso e chiesto a Zaniolo di essere l’unico riferimento offensivo. Anche contro una delle squadre più in difficoltà del campionato, dunque, la Roma ha puntato alla sostanza. E qual è stato invece il comportamento contro le squadre più dotate affrontate finora in campionato e in Europa? Lo stesso. La Roma a Milano con l’Inter ha giocato come a Genova con la Sampdoria, puntando alla sostanza. Quella sera ha avuto un indice di XG di 0,93, contro lo 0,63 dell’Inter. Vedete differenze con Genova e Helsinki? Eppure il valore degli avversari era decisamente diverso. E ancora: in casa del Betis, un paio di settimane fa, il valore è stato di 0,65 per la Roma contro 0,46 del Betis. Quella sera contava non perdere, l’1-1 del 90’ è stato ritenuto utile all’allenatore, e evidentemente alla squadra, che ormai ne ha assunto il carattere, l’obiettivo massimo di quella serata: missione compiuta.
Il rischio che si corre
Questo non soddisfa i tifosi dal palato più fine? Mourinho ha le spalle abbastanza grosse per fregarsene. Certo è che se poi attraverso l’applicazione di questo sistema filosofico i risultati non dovessero arrivare allora il primo a farne le spese sarebbe lui. I suoi giocatori hanno solo scelto di combattere la guerra secondo le regole del proprio generale. Probabilmente nel 2023 le cose potrebbero girare in maniera differente, ma l’allenatore sa meglio di tutti che per arrivare alle gare di gennaio e al play out di febbraio oggi bisogna fare di necessità virtù. Alla sosta mancano cinque gare, una sarà la finale di giovedì contro il Ludogorets, le altre quattro potrebbero consentire alla Roma di arrivare alla sosta da una posizione privilegiata di campionato il calendario. Servono solo risultati. Alla bellezza ci penseranno Dybala e Wijnaldum nel 2023. Ecco perché riteniamo utile, oggi, non rispondere o farlo magari con un sorriso complice alle provocazioni anche degli amici che storcono il naso di fronte alle trame di gioco della Roma. Oggi non può esserci per un romanista razionale altra strada che seguire Mourinho al 100%, sostenere il suo progetto e accompagnarlo con l’entusiasmo che non per caso hanno i tifosi che vanno allo stadio.
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