L'analisi tattica di Sampdoria-Roma: Si va avanti col 352, Zaniolo con Tammy
Gli elogi di Mourinho sono un preludio dell’inserimento di Nicolò nel nuovo sistema di gioco. Pellegrini e Camara danno più vitalità a centrocampo
La scelta, stavolta, pare strutturale. La conferma del 352 a Genova potrebbe rivestire nella stagione romanista un’importanza decisamente maggiore di quello che poteva apparire come un orientamento tattico estemporaneo dovuto all’assenza del più imprevedibile tra i giocatori offensivi a disposizione di Mourinho, Dybala. Diciamo piuttosto che come sempre accade ai grandi allenatori l’emergenza porta a più acute riflessioni e un problema diventa risorsa. La storia del calcio anche romanista è piena di intuizioni di questo tipo, da Totti falso nove ai tempi di Spalletti fino allo Zalewski terzino nella scorsa stagione, quella del primo Mourinho. Stavolta però l’intuizione non riguarda un solo giocatore, ma l’intero atteggiamento tattico della squadra in fase di non possesso. La Sampdoria è stata un laboratorio ideale per acquisire la certezza che la strada tracciata al Benito Villamarin di Siviglia fosse quella giusta. Sia per la conformazione tattica dell’avversaria, che passava dal 442 impostato inizialmente al 3412 quasi naturalmente disegnato in fase di possesso palla, sia per l’estemporaneo vantaggio iniziale che ha portato la Roma ad abbassare il proprio baricentro e ad impostare una partita difensiva il cui primo obbligo era quello però di non soffrire particolarmente: Rui Patricio è uscito con i guanti puliti e la maglietta arancione senza neanche una piega fuori posto. Si obietterà che non può essere certo il confronto con l’ultima della classifica a conferire certezza a un progetto tattico. Siamo però sicuri che Mourinho questo schieramento, con le dovute accortezze, lo ripresenterà anche con il Napoli schiacciasassi atteso domenica all’Olimpico, per un match in cui la Roma, a ben guardare, non ha molto da perdere (il Napoli di questo periodo può fare quattro gol a chiunque) e molto da guadagnare, soprattutto in riferimento alle scelte tattiche da portare avanti nel corso della stagione.
Camara per le pressioni
Il dubbio che ci si portava dietro alla vigilia della sfida di Marassi e che non ha autorizzato alcun giornale a immaginare nelle formazioni di lunedì mattina la riproposizione del 352, era proprio la presenza stavolta tra i disponibili di Zaniolo, squalificato a Siviglia. Su queste colonne, per arricchire il dibattito, avevamo ipotizzato anche la possibilità di immaginare per Nicolò un ruolo da intermedio assaltatore di un centrocampo a cinque, ruolo che peraltro lo spezzino aveva già interpretato nelle fasi iniziali della sua carriera. Mourinho è andato oltre, tenendolo in panchina all’inizio per poterlo presentare fresco nel secondo tempo negli spazi che si sono inevitabilmente aperti per via della necessità della Sampdoria di provare almeno a pareggiare la partita. Zaniolo è entrato al posto di uno dei due attaccanti, Abraham, e nel finale di partita ha addirittura condiviso lo spazio più offensivo con un altro trequartista, Pellegrini, reinventato però in questo momento dall’allenatore portoghese proprio intermedio di centrocampo. Anche la scelta tattica sulle pressioni offensive è stata rivelatrice: su Villar, play basso nella fase d’impostazione di gioco blucerchiata, Mourinho non ha alzato Pellegrini come sarebbe stato presumibile nel caso di conferma dello schieramento 3412, ma per schermare le iniziative dell’avversario ha scelto Camara, centrocampista dal passo più svelto e più adatto ad un sacrificio tattico. Pellegrini nelle fasi in cui la Roma alzava le pressioni rimaneva cauto nella zona di Rincon, con Cristante che andava invece a rincorrere Djuricic salvo quando l’avversario non finiva sulla fascia, controllato in quel caso da Zalewski. Naturale che la Roma si sia molto difesa lasciando l’iniziativa all’avversaria. Il dato del possesso palla, soprattutto del primo tempo (61% contro 39%) è piuttosto significativo. La cosa confortante è però legata al fatto che la Roma non ha praticamente subito tiri in porta: le statistiche ne registrano solo uno di Rincon nel primo tempo, un esterno quasi in disimpegno che Rui Patricio avrebbe potuto anche stoppare di petto. In uno schieramento davvero molto offensivo, con due esterni offensivi come El Shaarawy e Zalewski schierati a tutta fascia, e due attaccanti di ruolo come Belotti e Abraham, Mourinho ha scelto di difendere e lo ha fatto, a maggior ragione, dopo aver conquistato il subitaneo vantaggio. Così Zaniolo, per non squilibrare ulteriormente la squadra, è stato schierato come attaccante, e con il suo passo a strappi e la sua forza si è ritagliato tre occasioni da gol di cui una realizzata senza l’accortezza di attendere ancora una frazione di secondo per partire a campo aperto, quello che gli avrebbe consentito di arrivare comunque da solo su quel pallone ma in posizione regolare, dalla propria metà campo.
Le scelte per il Napoli
La formazione che andrà dunque ad affrontare il Napoli nel crash test di domenica sera all’Olimpico discende quasi naturalmente dalle scelte di Mourinho tra Siviglia e Genova. Dopo gli elogi riservati a Zaniolo nel post partita ("devastante", l’esagerato aggettivo usato, magari anche per stemperare sul nascere qualche mal di pancia che poteva derivare dall’esclusione iniziale...) è logico immaginare per Nicolò la conferma nella serata più attesa. Così come le sostituzioni del secondo tempo totalmente difensive (Zaniolo per Abraham, Matic per Camara,Spinazzola per El Shaarawy, Karsdorp per Zalewski, Bove per Belotti) danno una chiara indicazione sulla squadra che Mourinho ha già in mente. A logica, viene facile immaginare che davanti ai tre difensori il centrocampo a cinque sarà composto, da destra a sinistra, da Karsdorp, Camara (favorito su Matic), Cristante, Pellegrini e Spinazzola, mentre davanti Zaniolo dividerà il fronte offensivo con Abraham (favorito) o Belotti. Una squadra così ha il potenziale offensivo per provare a vincere la partita, il potenziale difensivo per poter resistere agli assalti napoletani, ha giocatori dinamici sulle fasce per contrastare le iniziative dei nuovi fenomeni di Spalletti e gli agili assaltatori in attacco per insinuarsi tra le pieghe di una difesa solida ma non rapidissima. E in panchina ci sarebbero le risorse per trasformare la partita in senso più offensivo, ma anche più difensivo. La vera anomalia, semmai, è la scarsa disponibilità di difensori alternativi, con Kumbulla non ancora al meglio. La speranza a cui si aggrappano i tifosi e ovviamente l’allenatore è che Mancini, Smalling e Ibañez possano preservare la loro condizione fino alla sosta mondiale. E poi si vedrà anche in base alle scelte dei ct di Brasile e Inghilterra.
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