L'analisi tattica di Juventus-Roma: velocità e qualità, al top serve di più
Il primo tempo all'Allianz Stadium di Torino ha svelato vecchi difetti. Ma è una squadra che sa restare in partita e uscire da certi pantani
Quando Abraham ha dato il via alla sfida di Torino la Roma si era schierata con una sorta di aggressivo 325. La palla è passata sui piedi di Cristante e di Mancini che l’ha girata a Smalling che l’ha girata a Ibañez che l’ha data a Spinazzola che avrebbe potuto servire immediatamente Matic, ma ha preferito temporeggiare sulla pressione di De Sciglio e quando ha provato a rinviare, cercando un improbabile cambio di gioco, il pallone gli è stato deviato dall’avversario ed è finito nella disponibilità di Miretti che ha servito Cuadrado che ha subito fallo da Matic. La prima scelta sbagliata della Roma è venuta insomma dopo 10 secondi di gioco, il fallo sul colombiano dopo 17. Il goal di Vlahovic su punizione dopo 76 secondi. Negare che la Roma abbia un problema psicologico ogni volta che va a giocare a Torino significa negare una realtà ormai dimostrabile quasi scientificamente. Gli impacci stavolta sono durati per quasi tutto il primo tempo, e anche nella parte iniziale del secondo. Che cosa, nello specifico, si può imputare ai giocatori giallorossi? Il complesso d’inferiorità con le big è stata una questione particolarmente afflittiva nelle ultime due stagioni, quella finale di Fonseca e la prima di Mourinho anche se poi l’evoluzione dello scorso campionato e l’esito finale della Conference League hanno mostrato segni di un evidente miglioramento. Anche con la Juve sabato, però, a prescindere dalle capacità dei bianconeri, la giocata non è venuta fluida, la rincorsa all’avversario non è mai stata completa, i contrasti incerti, le conclusioni approssimative. Pochi hanno notato forse che dopo 15 secondi dalla seconda ripresa del gioco la Roma aveva già perso nuovamente il pallone e allo scadere del terzo minuto di gioco Ibañez ha regalato un altro pallone dando il via libera a una pericolosa ripartenza. Sono segnali visti più volte in questi anni in particolar modo proprio nel confronto con la Juventus allo Stadium, con diversi giocatori, diversi allenatori, diversi dirigenti. Ecco perché Mourinho per alzare l’asticella ha chiesto ai suoi dirigenti giocatori con un tasso di personalità più alto della media di squadra. Quando si alza la posta in palio servono gambe salde, menti lucide e tecnica sopraffina. Ecco, nel primo tempo alla Roma è mancata la qualità nella velocità di esecuzione: quella palla incerta di Spinazzola dopo soli 10 secondi avrebbe potuto essere l’avvio di un’azione pericolosa della Roma con la Juventus in pressione alta e Matic magari a verticalizzare direttamente sulle punte e si è trasformata invece nel gol che ha subito indirizzato la partita. Contro le big gli errori costano cari.
Che (non) si può chiedere a Mou
C’è ovviamente una questione tattica che si potrebbe evocare, ma è inutile rimproverare Mourinho di non curare con cura certosina la costruzione dal basso o le pressioni estreme sistematiche perché non sono mai stati questi i punti forti dell’allenatore portoghese e mai lo saranno. Il pacchetto Mourinho prevede lo sviluppo e l’affinamento di altre capacità e forse non è un caso che anche in una partita così mal giocata nel primo tempo il primo punto vero della Roma allo Stadium sia arrivato sotto la sua gestione. Certamente vedere tanti errori in costruzione soprattutto nella prima mezz’ora ha amareggiato i tifosi romanisti e, come abbiamo visto, sorpreso anche l’allenatore giallorosso, che non a caso nel secondo tempo ha effettuato cambi tecnici e tattici non di secondaria importanza. Difficilmente, insomma, la squadra giallorossa potrà contare sulla straordinaria efficacia e brillantezza del suo gioco, molto più facile seguirne l’evoluzione su altri aspetti, tra cui quello decisivo rilevato nel post partita da Allegri: la capacità di non uscire dalla partita anche nelle serate apparentemente storte.
Gli assenti e i presenti
Di sicuro sull’esito della sfida hanno inciso particolarmente le assenze delle due squadre. Entrambi gli allenatori hanno il diritto di pensare (e Mourinho l’ha espressamente detto) che senza gli infortuni di giocatori tanto rappresentativi le cose sarebbero potute andare diversamente. All’interno di questa non facile partita, si sono comunque fatte apprezzare anche delle individualità che non sempre godono della vetrina dei primi della classe. Il riferimento è a Ibañez per la difesa e ad El Shaarawy per l’attacco. Smalling è invece il consueto baluardo e su cui poggia tutta la squadra mentre Dybala, al netto dell’impatto emozionale del ritorno a Torino, sta pian piano cercando di trovare la migliore condizione. Nessuna preoccupazione.
I tiri solo da lontano
A conforto dei tifosi possiamo però anche citare alcuni dati che rendono plasticamente più leggibile la partita anche nelle difficoltà riscontrate. Intanto il dato degli expected goal non è affatto sbilanciato, secondo Wyscout le squadre hanno costruito più o meno le stessi occasioni. I tiri in porta sono stati pochi, in linea con le benemerenze di due squadre che erano arrivati a questa sfida senza gol al passivo, e quando l’ha fatto la Juventus ha tentato da molto lontano: 24 metri è la media della distanza di tiro fatta registrare nella sfida. Note negative per quanto riguarda le pressioni offensive. La Roma vi ha praticamente sempre rinunciato: sono stati appena sei i palloni recuperati nella parte più alta del campo e comunque il dato dei passaggi concessi per azione difensiva, l’unità di misura dell’intensità del pressing, è stato decisamente peggiore per i giocatori della Roma: 20,3 rispetto ai 9 concessi dalla Juventus. Tanti anche i duelli persi nei confronti aerei soprattutto sulle palle senza proprietario nelle zone centrali del campo. Nota dolente anche la scarsa attenzione dei due mediani Cristante e Matic sui palloni calciati all’indietro dalle fasce. L’esempio migliore viene dal gol fortunatamente poi annullato per il controllo di braccio di Vlahovic. Nello sviluppo dell’azione nata da un mancato controllo di Dybala, la palla è scivolata sull’esterno da Vlahovic a Cuadrado e quando è tornata all’indietro verso Locatelli sia Cristante sia Matic si erano fatti risucchiare dalla linea difensiva, senza dare il giusto supporto in una zona che andrebbe assolutamente presidiata. Peccato poi per le prestazioni negative di Karsdorp e Spinazzola. Aldilà delle giuste considerazioni dell’allenatore sulla disponibilità dei ricambi, restano agli atti i passi indietro in una sfida tanto attesa. Ma ci sarà modo per entrambi di recuperare i punti persi. Sempre che il portoghese adesso non voglia concedere fiducia ai sostituti naturali, Celik e Zalewski.
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