TatticaMente

L'analisi di Spezia-Roma: con due sulla trequarti l'avversario è dominato

Lo sforzo di Mourinho teso a garantire la più efficace convivenza tra Zaniolo, Pellegrini, Mkhitaryan e Abraham

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
01 Marzo 2022 - 11:00

C'era una volta il 4231 tanto caro a Mourinho. Al primo approccio con la Roma, questo è stato e sarebbe dovuto rimanere il sistema di gioco primo e definitivo, con due esterni bassi e due centrali davanti al portiere, due mediani, tre trequartisti e una punta. Pochi i punti fermi dal punto di vista tecnico: sicuramente Rui Patricio e Smalling, probabilmente Mancini, in mezzo Cristante e Veretout per mancanza di alternative (fino all'arrivo di Oliveira), e davanti il poker d'assi costituito da Zaniolo, Pellegrini, Mkhitaryan e Abraham: il resto da decidere di partita in partita. Per certo con quei quattro davanti insieme dal primo minuto il portoghese ha affrontato la prima parte della stagione, trovando cinque vittorie in otto occasioni, con un pareggio (col Napoli) e due sconfitte con Juventus e Milan. Proprio il ko con i rossoneri (e la mancanza per un paio di settimane di terzini di ruolo), ha spinto il tecnico a rivedere qualcosa delle sue certezze tattiche, così si è passati al 352 (anche nella versione 3412) che però, complici anche infortuni e/o squalifiche, ha permesso di schierare insieme i quattro dell'avemaria solo due volte, col Torino (1-0 risicato) e ancora col Milan (ko per 3-1 a San Siro). Ora il secondo tempo con lo Spezia ripropone il tema: con quale sistema di gioco Mourinho potrebbe permettersi di far giocare insieme i quattro "attaccanti" che rappresentano certamente adesso il meglio, se non altro dal punto di vista tecnico, che può esprimere la Roma?

L'assetto con lo Spezia

Proprio la contingenza del "Picco", ci porta a pensare che tenerli insieme significa indubbiamente dover fare i conti con un assetto già di suo squilibrato. Non a caso Mou aveva tenuto inizialmente fuori Zaniolo dalla formazione titolare, per inserirlo senza indugio solo ad inizio secondo tempo, quando la superiorità numerica l'ha convinto ad alzare ulteriormente il baricentro della squadra. Così semplicemente tenendo fuori il difensore Mancini (già ammonito, ormai per lui è un vizio: sono già 11 i gialli, più un rosso, solo in campionato), José ha cambiato l'assetto da 3421 a 4321, con Nicolò al fianco di Pellegrini alle spalle di Abraham e Mkhitaryan retrocesso in mediana con Veretout, e Cristante in cabina di regia. Con i padroni di casa con un uomo in meno, tenere tre centrali non aveva più senso, meglio alzare il baricentro senza però perdere l'equilibrio in mezzo al campo. Solo a metà secondo tempo, con l'ingresso di El Shaarawy al posto di Veretout, si è ulteriormente ritoccato in attacco il sistema, col passaggio al 4231, peraltro con l'anomalia di tenere un giocare offensivo come Zalewski nel ruolo di terzino puro e Mkhitaryan inedito mediano.

I numeri schiaccianti

Con un assetto o con un altro, la gara al Picco è stata dominata dal primo all'ultimo minuto. Risulta così assai sgradevole la lamentela finale di Thiago Motta che si stava facendo apprezzare non tanto per la sua spigolosa carriera da calciatore (gran giocatore, ma non certo un modello di sportività), quanto per le idee moderne da applicare nel calcio di oggi e di domani. Già allenando l'Under 19 del Paris Saint Germain aveva avuto modo di sperimentare modelli di gioco aggressivi che fondavano sulla partecipazione al gioco persino del portiere in una posizione particolarmente avanzata, ovviamente soprattutto giocando con squadre piuttosto difensive. E anche i primi passaggi della carriera da allenatore in Italia sono stati caratterizzati dalla qualità delle sue idee mai banali. Crolla tutto però di fronte al qualunquismo delle risposte date dopo la sconfitta con la Roma, tutte indirizzate a spostare l'attenzione sul comportamento arbitrale, come se la vittoria giallorossa non fosse stata ampiamente meritata e come se, peraltro, quel rigore non fosse assolutamente sacrosanto, come del resto hanno riconosciuto tutte le testate che si sono occupate del tema ieri. Avrà letto anche lui i dati statistici dell'incontro. Se gli fossero sfuggiti proviamo a ricordarglieli. Il dato di 5,18 expected goal è stato il più alto della stagione romanista (per dire, dopo il 4-0 di Salerno fu di 2,71), molto simile solo al 5,07 di Venezia, quando la Roma invece fu decisamente penalizzata dall'arbitro Aureliano. I tiri in porta sono stati 31 per la Lega calcio (29 per Wyscout), le azioni offensive 61, le occasioni da rete 16. Fosse finita 5-0 nessuno avrebbe potuto dir nulla. E invece molti titoli dei giornali di oggi riguardavano le scuse pretese da Motta per gli errori arbitrali. Niente sull'approssimazione della fase di non possesso, sulla presunzione delle pressioni mal portate, sull'incapacità di costruire trame offensive credibili: lo Spezia di Italiano era veramente un'altra cosa.

Diamo un po' i numeri

Tornando a guardare in casa romanista, l'errore sarebbe ora pensare di aver ritrovato la formula efficace su cui puntare. La partita con lo Spezia resta un'anomalia e far giocare insieme Zaniolo, Pellegrini, Mkhitaryan e Abraham non è impresa facile, anche perché nessuno di loro è particolarmente efficace in fase di non possesso. Dunque la loro contemporanea dovrebbe prevedere un sistema di gioco con altre precauzioni, tipo ad esempio la conferma dei tre difensori oppure l'adozione del triangolo di centrocampo col vertice basso, a protezione della difesa. O magari tutte e due. Soprattutto affrontando squadre pericolose come l'Atalanta in arrivo sabato all'Olimpico. Riassumendo, questi ci sembrano al momento i sistemi utili per far coesistere i quattro cervelli romanisti: 3421 (anche nella variante 3412 o 352) oppure un classico 4312 (o 4321). Insomma, forse è proprio il 4231 che, almeno come sistema di partenza, mal si concilia con le esigenze di generale equilibrio che la Roma deve cercare di non perdere in vista del finale di campionato e soprattutto degli impegni europei a partire da quello imminente con il Vitesse. Non si può infatti dimenticare che nella Roma oggi ci sono due potenziali titolari di centrocampo con le caratteristiche di Cristante e Sergio Oliveira, ottimi giocatori, certo, ma non due campioni di dinamismo. C'è indubbiamente margine per aggiustare questa squadra in vista della prossima stagione, anche sopportando dei sacrifici tecnici che potrebbero comunque essere assorbiti da un progetto migliorativo, ma anche ora bisogna trovare delle soluzioni efficaci al raggiungimento degli obiettivi finali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CONSIGLIATI