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L'analisi di Roma-Genoa. Superando l'abisso: i quattro dilemmi di Mou

Le questioni da risolvere: il sistema ideale da trovare, la convivenza tra Sergio e Cristante, la costruzione dal basso e il non possesso contro le top five

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
07 Febbraio 2022 - 10:31

Sta capitando purtroppo con preoccupante frequenza di dover scindere due distinti fattori nel giudicare le partite della Roma. Da una parte c'è l'aspetto legato alla scarsa simpatia di cui evidentemente gode la squadra giallorossa presso la categoria arbitrale, e se parliamo di "simpatia" è perché restiamo convinti che nelle diverse possibilità di interpretazione, ovviamente sempre all'interno del recinto delle regole, quando c'è la Roma di mezzo, nei momenti decisivi delle gare, non ti puoi sbagliare: la decisione finirà col penalizzare la squadra giallorossa. C'è poi un secondo aspetto che riguarda più propriamente i difetti della squadra in costruzione contro formazioni di secondo livello e in fase di non possesso contro le top five ed è quello di cui ci occupiamo costantemente in questa rubrica, senza mai dimenticare però che anche altre squadre passano attraverso momenti di gestione complicata, dai quali a volte riescono a uscire grazie anche alle bonarie interpretazioni di cui dicevamo. E per chiudere la questione arbitrale c'è un altro fattore che continua ad essere decisivo e di cui si continua a parlare troppo poco: come già accaduto, e denunciato solo qui sopra, a Venezia-Roma e a Milan-Roma anche stavolta il tempo di gioco effettivo è stato decisamente inferiore alla media: dopo i 46 minuti di Venezia e addirittura i 43'24" di Milano, con il Genoa si è giocato per 44 minuti e 43 secondi. Una gara dovrebbe giocarsi in circa 60 minuti (è questo il tempo ritenuto congruo per una partita dai sostenitori del tempo effettivo), anche se ora mediamente si gioca tra i 55 e i 58 minuti, con punte a volte decisamente più alte. Giocare 44'43" significa limitare di almeno dieci minuti una partita, e guarda il caso questa cosa succede frequentemente quando la Roma avrebbe bisogno di maggior tempo.

Concentrandoci poi sugli aspetti tecnico-tattici generali abbiamo individuato quattro macrotemi su cui dibattere:
1) l'utilizzo degli esterni del 352: per esempio contro un Genoa così basso è stato opportuno cominciare con Maitland-Niles rinunciando alla spinta offensiva di Viña?
2) Cristante e Sergio Oliveira insieme garantiscono qualità offensiva e filtro al centrocampo nelle due fasi?
3) Perché Rui Patricio anche con squadre di secondo livello è chiamato spesso al rinvio lungo rinunciando così ai vantaggi della costruzione dal basso?
4) Perché contro squadre di primo livello la Roma fatica a difendere compatta e aggressiva?


352 o 4231?

Mourinho non ha voluto chiarire il dilemma, anzi ha già spiegato che la squadra può giocare con entrambi i sistemi di gioco e cambierà a seconda dei giocatori a disposizione, dello stato di forma e anche degli avversari. Viene da pensare allora che contro il Genoa così basso e chiuso si sarebbe potuto virare al 4231 o meglio ancora a un 433 con due esterni larghi (magari Zaniolo e Felix), con due mezzeali offensive come Mkhitaryan e Sergio Oliveira e una punta come Abraham, magari con Karsdorp e Viña terzini di spinta e un play più basso (Cristante, o Veretout) a presidio dei due centrali. O insistendo sul 352 sarebbe stato meglio inserire esterno Viña o lo stesso El Shaarawy da subito, piuttosto che insistere su Maitland-Niles che non affonda certo in fascia essendo destro di piede. Non a caso, quando ha voluto spingere sull'acceleratore ad inizio ripresa, con i suoi cambi offensivi (Zaniolo dietro le due punte Felix e Abraham, El Shaarawy a tutta fascia e Mkhitaryan in regia con Cristante) Mourinho ha ottenuto il risultato di alzare il baricentro e arrivare più facilmente al tiro (14 tiri verso la porta nel secondo tempo, appena 9 nel primo). Quando la Roma è aggressiva e molto offensiva, insomma, rende sempre meglio.


Bryan e Sergio sono una coppia?

Il dubbio viene, a vederli insieme. Entrambi sono penalizzati dal limitato dinamismo strutturale, entrambi sanno impostare, entrambi hanno possibilità di far male quando arrivano al tiro, entrambi sanno inserirsi in area avversaria. Ma se giocano insieme, soprattutto in un triangolo per quanto asimmetrico con Mkhitaryan, l'effetto finale è che la palla non scorre mai troppo velocemente, non esce mai rapida dalla difesa e a volte, quando attaccano gli avversari, sembra sempre che la copertura arrivi con un pizzico di ritardo. La sensazione insomma è che lì in mezzo manchi ancora la quadratura del cerchio. E soprattutto ora che torna Pellegrini andrà trovata una soluzione stabile. A naso, verrebbe da pensare che oggi l'unico indispensabile sia Veretout mentre Oliveira con Cristante e Pellegrini con Mkhitaryan siano alternativi tra loro.

Perché non si parte dal basso?

Da quando c'è Mourinho l'utilizzo della costruzione dal basso è stato drasticamente ridotto. Sempre più spesso vediamo infatti Rui Patricio rinviare lungo piuttosto che cominciare la manovra appoggiandosi ai suoi difensori. Anche contro il Genoa, una squadra che tendeva a coprirsi giocando basso, il portiere portoghese su 20 passaggi ne ha rivolti meno della metà ai suoi tre centrali. Tanto per fare un esempio, il portiere dell'Inter Handanovic all'Olimpico contro la Roma su 36 passaggi ben 26 li fece ai tre difensori centrali. E visto che la Roma davanti avrebbe bisogno di spazi per la qualità delle sue giocate, Mou dovrebbe convincersi a partire da più lontano, magari attirando le pressioni degli avversari e provando ad eluderle con meccanismi di sviluppo rapido e sincronizzato.


Come difendere con l'Inter?

Domani si riproporrà invece un problema già sperimentato: come difendere contro una squadra di vertice. Finora in campionato la Roma ha preso 14 gol nelle 7 sfide giocate contro le squadre attualmente nei primi cinque posti della classifica (giocando due volte con Juve e Milan, una con Inter, Atalanta e Napoli), ottenendo peraltro appena 4 punti. Tatticamente forse la partita più ordinata della Roma è stata quella col Napoli (0-0, con un limitato sbandamento nella parte iniziale del secondo tempo proprio quando la Roma ha rinunciato a pressare alto), la più bella quella invece con l'Atalanta. La peggiore proprio con l'Inter: 0-3 senza neanche uno squillo, solo difesa pura e neanche solida. Nella gara di domani Mourinho dovrà inventarsi qualcosa di diverso. Magari provando proprio a pressare più alto con gli attaccanti aggressivi sui centrali avversari e non bassi a schermare il play come ha fatto Zaniolo rincorrendo per tutta la partita Brozovic in campionato.

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