Mourinho provoca e tiene i posti caldi
A fine gara l'analisi che non t'aspetti: l'obiettivo è stimolare i giocatori che ritiene alternativi e dare forza ai titolari
Dopo il giovedì di coppe c'è un allenatore di una squadra romana che a fine partita ha detto di aver registrato un passo avanti rispetto alle ultime prestazioni e ce n'è un altro che ha detto invece di non essere soddisfatto del gioco della squadra e dell'atteggiamento dei difensori esterni e dei centrocampisti. Stupirà qualcuno constatare come il primo abbia perso a sorpresa all'esordio in trasferta e il secondo abbia invece vinto 5-1 alla prima in casa. Aldilà delle dinamiche tipiche della dialettica degli allenatori, va forse interpretato il punto di vista soprattutto di Mourinho, anche perché ci interessa di più concentrarci sulle questioni di casa nostra. Chiaro che José giochi a fare lo psicologo. Per uno che alimenta la sua vita solo con le vittorie è davvero inusuale vedere un tale cipiglio dopo una così rassicurante goleada. Forse i segnali che sta cercando di dare non hanno tanto a che fare con il suo reale stato d'animo, ma con l'esigenza di tracciare una prima differenza tra il gruppo già chiaramente individuato dei titolari e quello delle seconde linee.
Le parole chiave
Stimolo e responsabilizzazione sono le due parole chiave. Mourinho sa che Cristante e Veretout sono su un livello superiore rispetto a Villar e Diawara, che Ibanez a destra non vale Karsdorp, che Calafiori è solo il sostituto del sostituto di Spinazzola, che Zaniolo ha una marcia in più rispetto a Perez e che Mkhitaryan ce l'ha rispetto ad El Shaarawy, con tutto il rispetto che questi giocatori si sono conquistati anche solo per l'impegno messo nella sfida di giovedì. Dunque il primo obiettivo dell'allenatore dopo una vittoria che avrebbe rischiato di alimentare sin troppa concorrenza è stato quello di riabbassare l'asticella verso la normalità delle cose. Bravi, ma si può fare di più, e al momento il di più lo garantiscono i titolari. C'è quindi anche un evidente richiamo a una responsabilizzazione di chi magari sta giocando un po' meno. In pratica: «Quando ti concedo delle chances, cerca di sfruttarle arrivando al massimo delle tue potenzialità, non mi faccio incantare da un 5-1». Qualcosa poi probabilmente non gli è piaciuto davvero. Nel primo tempo il giro palla non era velocissimo, il loro gol è stato favorito da un po' di accademia offensiva e di autocompiacimento difensivo, ad inizio del secondo tempo la pressione più alta del Cska ha favorito diversi errori in disimpegno, Villar e Diawara non hanno alzato il ritmo e lo stesso Ibanez a destra ha faticato parecchio ad azzeccare i tempi di chiusure e risalite. Chi è sicuramente piaciuto al di là del fatto che non abbia segnato è Shomurodov, a secco nella goleada nonostante 75 minuti da centravanti +15 da rifinitore. L'uzbeco ha cominciato ad allungare la difesa con i suoi strappi improvvisi dopo una manciata di secondi e al 90º era ancora là a spingere sull'acceleratore. E già che siamo in tema, condividiamo una riflessione sulle potenzialità del parco attaccanti della Roma. Dietro Abraham - destinato a diventare, se darà corso a tutte le sue potenzialità, una stella del calcio mondiale - cresce in maniera evidente il ragazzo acquistato dal Genoa. E alle loro spalle c'è un altro talento come Borja Mayoral che non sta trovando lo spazio che pensava di avere. Anche giovedì l'ultimo quarto d'ora Mourinho l'ha riservato al titolare, con il risultato già indirizzato sul 3-1. Proprio conoscendo le virtù da fine psicologo di Mourinho ingenera curiosità la sua scelta strategica su Mayoral. Ne seguiremo gli sviluppi.
I gol: 1-1
I gol della partita sono stati tutti i figli di slanci agonistici e/o tecnici di eccezionale levatura. Analizzandoli, si scoprono dettagli che ad una prima visione possono essere sfuggiti. A favorire il gol capolavoro del capitano dopo 25 minuti di gioco, ad esempio, sono stati due tagli nello spazio vuoto che hanno aperto il campo allo sviluppo della manovra più efficace possibile. Ad avviare l' azione è stato proprio Pellegrini, reclamando da Villar la palla sulla trequarti romanista, spostato a sinistra. Non appena è partito con una discreta accelerazione a metà campo, Perez è andato in diagonale da destra verso il centro, ovviamente seguito dal terzino di riferimento, lasciando il campo aperto alla sovrapposizione di Karsdorp che senza pressione di un avversario ha avuto il tempo di osservare ciò che si andava configurando in aria: e mentre l'altro terzino bulgaro, il destro, andato a coprire il taglio di El Shaarawy in diagonale da sinistra verso destra, con i due centrali attirati dal movimento incontro di Shomurodov, si è aperta un'autostrada dalla parte opposta proprio per Pellegrini che aveva avviato l'azione. Poi il resto l'ha fatto la sua proprietà tecnica: lo stop a far cadere la palla proprio sulla linea dell'area di rigore e l'immediato drop di controbalzo, con la palla spedita esattamente all'incrocio dei pali, sono doti di un bagaglio che non tutti i giocatori possiedono.
I gol: 2-1 e 3-1
Il gol del 2-1 è nato invece dal solito strappo imperioso di Shomurodov, partito prima della metà campo e sottopressione, è passato attraverso una percussione centrale stoppata al limite dell'area nel tentativo di assistenza all'ennesimo taglio, stavolta di Pellegrini, e rifinito con l'ennesimo contrasto vinto dopo un tentativo di Perez di riconquista del pallone. La parte finale è l'assistenza a El Shaarawy che quasi dalla stessa mattonella di Pellegrini ha infilato stavolta l'angolo più vicino. La parte meno evidente invece del gol del 3-1 riguarda il contrasto vinto di testa da Calafiori a metà campo contro due avversari su rinvio del portiere: indirizzata la palla verso El Shaarawy, il baby terzino, che ha che ha sviluppato ormai un fisico imponente, è partito in sovrapposizione sulla fascia, è arrivato con la lucidità e la gamba giuste per sorpassare in corsa Muhar all'ingresso in area e per scaricare la palla a Pellegrini che ha poi segnato con una carambola fortunosa tra piede sinistro e tibia destra.
I gol: 4-1 e 5-1
L'episodio gustoso sul gol del 4-1 lo ha svelato Mourinho: il portoghese non voleva che Mancini andasse a saltare sul corner, il difensore ha insistito certo di segnare. Quando si dice mentalità vincente. L'ultimo dettaglio fa riferimento invece ai movimenti coordinati tra Shomurodov e Abraham, due che parlano la stessa lingua tecnica. Il contromovimento dell'inglese sull'assist immediato dell'uzbeco è stato un altro piccolo capolavoro. Benvenuti sulla giostra. Questa è la Roma di oggi. E che a Mourinho non sia piaciuta stentiamo a crederci.
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