La Roma in buone mani
Ancora una volta Il Romanista va in controtendenza e, in mezzo a tanti manipolatori affettivi, affermiamo senza alcuna remora che di questa gente ci si può fidare
In 3000 secondi di conferenza, il ds/gm della Roma Tiago Pinto ha raccontato di 7 acquisti, qualche disillusione, pochi milioni spesi, tanti incassati e purtroppo non tutti riconosciuti dall’Uefa per via degli infernali meccanismi del Fair Play Finanziario, una roba che serve a proteggere le società da loro stesse, ma che a volte si accanisce su di loro (o meglio, su alcune di loro) come uno stato totalitario. Una certezza: «La Roma è più forte». Poi quanto forte si vedrà.
Più o meno il concetto è lo stesso dell’anno scorso, quando sul Romanista ritraemmo il gm come un attore hollywoodiano premiato dall’oscar per l’arrivo di Dybala mentre lui assicurava che la squadra fosse uscita migliore dal mercato. L’anno prima era arrivata sesta a 63 punti. Ma anche nel campionato appena concluso la Roma è arrivata sesta a 63 punti, 9 però in meno della Juventus settima (per via della penalizzazione ai bianconeri). Ma quel “più forte” ha trovato comunque una giustificazione di qualche tipo nel percorso della competizione europea: arrivare in finale in Europa League vale indubbiamente di più che arrivare in finale di Conference, anche se poi quella l’hai vinta e questa l’hai persa. Quest’anno invece l’award è l’ingaggio di Lukaku, ciliegina di una torta che qualcuno ha già mandato di traverso rispetto alle aspirazioni della stagione. Anche ieri Pinto ha assicurato di aver costruito una rosa più forte dell’anno prima, e stavolta l’upgrade si dovrà misurare migliorando innanzitutto la posizione in campionato (quarto comandamento), puntando magari alle finali di Roma in Coppa Italia e di Dublino in Europa League.
Facile a dirsi, ma non stavolta, peraltro, visto che quest’anno hai scavallato la fine di agosto facendo un punto in tre partite e l’anno scorso al 30 agosto battevi il Monza 3-0 dopo aver superato già Salernitana e Cremonese e pareggiato in casa della Juventus. 7 punti in 4 gare un anno fa, 1 in 3 quest’anno. Ecco perché l’atmosfera di festa di qualche giorno fa a Ciampino (al netto degli incivili sfonda tettucci su cui la Roma farebbe bene ad esprimersi, pur non essendone responsabile direttamente) si è trasformata in un processo sommario in cui come al solito vengono fuori solo colpevoli: la dirigenza per aver comprato tardi e male, l’allenatore perché non sa allenare, i calciatori perché sono scarsi e fuori forma.
Eppure ancora una volta Il Romanista va in controtendenza e, in mezzo a tanti manipolatori affettivi (tali per noi sono quelli che in nome di un peraltro non riconosciuto sentimento d’amore, pretendono di cambiare a loro piacimento uomini o mezzi dell’As Roma come tanti fidanzati indegni intaccano le certezze delle loro partner), affermiamo senza alcuna remora che di questa gente ci si può fidare.
Di un proprietario “distaccato” come Dan Friedkin, di un dirigente “fortunato” come Tiago Pinto (aspettando di poter valutare anche Lina Souloukou, che si sta ancora ambientando), di un allenatore “bollito” come Mourinho e di un gruppo di giocatori abituati a non mollare niente. Forza e coraggio, fateci sognare.
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