Ma Ndicka non basta: il meno è fatto
Prosegue il piano di rafforzamento della Roma. Il calciomercato ha regalato i primi due innesti della sessione estiva: ma la strada è ancora lunga
Con l’acquisto non ancora ufficiale di Evan Ndicka la Roma si è assicurata a costo zero un difensore centrale di spessore internazionale relativamente giovane con davanti diversi anni di carriera ad alto livello. Ed è sicuramente una notizia positiva, dopo l’arrivo di Houssem Aouar, un Pjanic giovane che provvederà ad aumentare il tasso di creatività della squadra dalla cintola in su. Procede dunque il piano di rafforzamento evidentemente condiviso con Mourinho prima delle vacanze che il tecnico portoghese sta trascorrendo a Londra incontrando e negandosi a principi arabi, con la grancassa degli uffici stampa a rilanciare dettagli. Due gli arrivi, ancora nessuna partenza. A due settimane dalla disturbante scadenza del 30 giugno, tornata ad affacciarsi nell’orizzonte dei tifosi dopo un paio di stagioni di tranquillità garantite dalla morsa meno stringente del fair play finanziario, la Roma non ha infatti ancora scalato un euro dalla montagnetta in entrata che Pinto dovrà garantire agli amministratori del club (una cifra ragionevolmente collocata tra i 30 e i 40 milioni di euro). Dando per scontato che Roger Ibañez sia destinato a lasciare il club (a una cifra che si spera possa essere realmente vicina alla valutazione più gettonata, 30 milioni di euro), bisognerà provvedere anche ad altre cessioni per mantenere fede all’impegno assunto con l’Uefa per il Settlement agreement. Pinto è a Londra per questo.
Con il “cambio” Ibañez-Ndicka che cosa perde e che cosa guadagna la Roma? Indubbiamente si spera di ridurre gli errori a cui il brasiliano andava incontro quando si alzava il tasso agonistico degli impegni e in questo senso l’ivoriano sembra offrire maggiori garanzie (anche se col Napoli in Germania perse una palla sanguinosissima con Lozano, da cui nacque il raddoppio immediato di Osimhen poi annullato per un fuorigioco millimetrico). Roger è sicuramente più veloce e più “snodato”, l’ex Eintracht più alto (cinque centimetri in più) e piazzato, eppure non pare lo stesso ancora un corazziere contro il quale possano rimbalzare gli avversari. Dovrà sudare ancora un po’ in palestra per diventarlo. Il suo pezzo forte è la predominanza sulle palle alte (è terzo nella Bundesliga per percentuale di vittoria nei duelli aerei nella propria area di rigore, dopo Hummels del Dortmund e Bauer dell’Augsburg), meno nei duelli con palla a terra (non è nei primi trenta della Bundes, sempre considerando la percentuale di successi). E non imposta benissimo. Insomma è un ragazzo di talento e con un fisico asciutto che sotto la guida di Mourinho può diventare un elemento importante della difesa, ma non è già quel giocatore fatto e finito che da solo è in grado di guidare il reparto. Non è un Aldair, non è Smalling, non è Juan, tanto per citare dei centrali fortissimi apprezzati dalle nostre parti. E pur avendo giocato anche in questa stagione in una difesa a 4, sembra assai più a suo agio in un reparto allargato a cinque uomini. E questo pone la Roma di fronte all’assoluta necessità di trovare un altro difensore affidabile, con Kumbulla fermo ai box e tre soli centrali in organico, in attesa di capire il destino di Llorente. Ma siamo ancora ad inizio campagna. Per ora il meno è fatto.
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