Il seme di una nuova Roma
Dovremo ricordarci il giorno della semina: lunedì 28 novembre 2022. Nel secondo tempo è scesa in campo una formazione diversa nello spirito, in qualche uomo, ma soprattutto nello spartito tattico
Se un seme è stato impiantato nella Roma che verrà dovremo ricordarci il giorno della semina: lunedì 28 novembre 2022, in particolare nel secondo tempo della sfida contro i campioni di Giappone dello Yokohama F. Marinos. È bastato vedere l’espressione del viso di Mourinho pescato dalle telecamere al momento del fischio finale del primo tempo per capire che qualcosa poteva accadere all’intervallo, dopo l’inguardabile frazione di partita giocata sin lì dalla sua squadra in inedita maglia commerciale (un rosso-giallo-nero che fa tanto Belgio e poco Roma). Così dallo spogliatoio è tornata una formazione diversa nello spirito, in qualche uomo (fuori Missori, Matic e Abraham), ma soprattutto nello spartito tattico: via l’asfittico 352, sostituito da un 433 con Volpato mezzala con licenza da trequartista, con Celik e Ibañez terzini, Kumbulla e Smalling centrali, Camara vertice basso di un centrocampo con Bove e l’italoaustraliano, con Zaniolo e El Shaarawy attaccanti esterni e Shomurodov centrale.
Probabilmente è calata anche l’affidabilità della squadra di casa, squinternata da una serie infinita di sostituzioni, ma di sicuro la Roma si è ritrovata più aggressiva sul campo, ha sfruttato meglio il proprio potenziale offensivo, ha segnato tre reti (subendone una), ha costruito anche altre sette palle-gol e si è vista negare pure due rigori solari, con Mourinho che ha ripetutamente invitato l’impassibile arbitro di casa a recarsi presso un luogo diverso dallo stadio, con il direttore di gara che deve aver fatto finta di non sentire. I due attaccanti esterni, con l’impulso dei mediani pronti ad inserirsi hanno presidiato meglio e in maniera più organica la metà campo avversaria, il pallone ha cominciato quasi naturalmente a viaggiare rasoterra, Zaniolo ha guidato ogni manovra con una nuova autorevolezza (segnando un gol e sbagliandone almeno quattro), Volpato si è fatto apprezzare per le sue geometrie, Bove per il suo dinamismo inesausto, Ibañez per l’intraprendenza offensiva (che l’ha portato a realizzare anche il gol romanista più bello della serata/mattinata).
Non è piaciuto invece Svilar: primo gol in mezzo alle gambe e autogol su carambola sul palo per un tiro su cui si è disteso in ritardo. Incolpevole invece Boer per la bella parabola del 3-1 che a 15’ dalla fine avrebbe potuto inchiodare la Roma alla sconfitta. E invece senza mai fermarsi i giallorossi hanno insistito, accorciando, pareggiando e sfiorando addirittura due volte il gol della vittoria. Ora vacanza e poi il Portogallo: lì ci sarà tempo di ripensare alle scelte per il futuro. Ma il 433/4231 può essere un’alternativa autorevole per una squadra che deve liberare meglio il proprio potenziale offensivo.
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