[Prospettiva Romanista] Tifare in trasferta diventa più facile che farlo in casa

A Londra settore colorato. All’Olimpico selezione all’ingresso

PUBBLICATO DA Lorenzo Contucci
20 Ottobre 2017 - 12:41

Oggi cominciamo dalle cose positive. Una sostanzialmente corretta gestione della prevendita, che ha premiatogli abbonati e chi segue la Roma in trasferta, ha garantito la presenza a Londra di superior quality fans che hanno sostenuto la squadra giallorossa dall'inizio alla fine. Stamford Bridge, grazie alla selezione economica operata dalle istituzioni inglesi, è senz'altro uno stadio affascinante ma praticamente muto. Anche la curva di casa, che segue la partita in piedi nonostante la regola (detestata in Inghilterra) del "tutti seduti", è quasi sempre in silenzio. Possiamo ben dire che, anche quando gioca in casa, purtroppo per lui, il Chelsea è sempre in trasferta. Proprio il confronto tra queste due realtà, una che rispetta meno qualche regola ma colorata e vociante, l'altra quasi completamente ligia, ma scolorita e muta, mi consente di affermare che, per un gioco come il calcio, è assolutamente preferibile la prima.

A Roma, invece, dopo il miglioramento avvenuto sul finire della scorsa stagione con la rimozione delle barriere e l'allentamento dei controlli, sembra che la persecuzione nei confronti dei tifosi romanisti non abbia mai fine. Oltre alle plurime multe per più partite, alcune delle quali recapitate contemporaneamente ai ragazzi che coordinano il tifo in Curva Sud, in occasione di Roma/Napoli si sono verificati episodi sconcertanti, per alcuni dei quali è difficile comprendere se frutto di iniziative individuali di operatori delle forze dell'ordine in vena di scherzi oppure di direttive ben precise. Sicuramente frutto di direttiva "dall'alto" è quella che ha fatto sì che fosse vietato l'ingresso a persone che avevano magliette non gradite alla Questura di Roma. Attenzione. Qui non si parla di magliette recanti insulti o minacce, ancorché nel colorito linguaggio "da stadio", ma di magliette con la scritta "diffidati H 501" che potranno pure non piacere a qualcuno ma sono perfettamente lecite. Altrimenti si sequestrino anche le magliette con Pablo Escobar e via dicendo. L'averne impedito l'ingresso è quindi operazione illegittima. Può darsi che, invece, sia frutto del momento la singolare iniziativa di qualche operatore di Polizia che ha fatto passare per graziosa concessione l'ingresso allo stadio di un tifoso della Roma residente a Napoli e regolarmente abbonato. Dopo il classico "tu non puoi entrare"e le solite diatribe verbali, arriva l'italianissimo "vabbe' per 'sta volta ti faccio entrare". Ora, è evidente come la regola discriminatoria per la quale il residente in Campania non potesse acquistare i biglietti per Roma-Napoli fosse superata dal possesso di un abbonamento. Si vede che in sede di GOS tutto questo non è stato correttamente comunicato, oppure che in questo caso abbia operato la "sindrome del benefattore" che affligge chi è a contatto con il pubblico e che consiste nel far sorgere un problema inesistente per poi apparentemente risolverlo. Non dissimile l'altro episodio, sempre in Curva Nord, dove un inequivocabile tifoso della Roma in possesso di regolare biglietto è stato inizialmente fermato perché la patente non vede scritta la residenza. Ora, il documento di identità che contenga anche la residenza è necessario per l'acquisto del biglietto e basta. Per entrare allo stadio serve un qualsiasi documento, vale a dire carta di identità, passaporto o patente. La patente è equivalente alla carta di identità e lo dice la circolare del Ministero dell'Interno M/2413/8 del 14 marzo 2000. Anche in questo caso, quindi, il "vabbe' per questa volta ti faccio entrare" ha un valore molto limitato, se non nullo, perché si è di fronte ad un altro atto illegittimo. Se continua così, di questo passo dovrò chiamare questa rubrica "Osservatorio Romanista sui diritti umani". Ma forse sarebbe sufficiente un ufficio SLO ben organizzato. Ne parleremo nelle prossime puntate.

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