Ultima fermata
Stasera alle 21 l'atto finale dell'Europa League. Una partita che tutti i tifosi giallorossi vivranno intensamente, dal più grande al più piccolo
Ma che giornata è questa? Con il tempo sospeso, le ore che non passano mai e tutti noi a torturarci l’anima assecondando ognuno le sue nevrosi.
Quelli che sceglieranno di non parlare con nessuno, quelli che invece, chiacchierando, non lasceranno scampo a chiunque gli capiterà a tiro di chiacchierata per condividere anche con loro paure e emozioni, stati d’animo e qualcosa di molto simile a quell’eccitazione che ci spingeva – da ragazzini – ad andare a dormire prima per far arrivare più velocemente il giorno dopo.
E il giorno dopo… è arrivato.
E se non c’ho scritto anche l’avverbio finalmente è solo per rispetto di tutti quelli che nell’attesa, in questa attesa, ci stavano benissimo.
Fatto sta che ci siamo: 'sta sera!
Alla fine di una giornata iniziata con tanti, tantissimi ragazzini a scuola con la maglia della ROMA addosso e con i nonni – profumati d’acqua di colonia – ad aspettarli all’uscita per farsi raccontare, proprio dai nipoti, le ultime sulla formazione.
Guardatevi intorno: stiamo pensando tutti solamente a una cosa, la stessa.
Chi a lavoro, cincischiando. Chi per strada, camminando con la testa fra le nuvole perché a casa non riusciva a rimanere. Magari dopo aver stipato nel frigorifero il maggior numero di birre possibili perché la partita, stasera, ha scelto di vedersela invitando gli amici di sempre. O allo stadio, in mezzo ad altri migliaia di tifosi. E poi ci sono quelli, invece, che hanno scelto di guardarsela da soli: lontani da tutti.
Ognuno, insomma, lento nei passi – ma frenetico nei pensieri – lungo il suo percorso per rendere meno opprimente tutto questo.
"Ma cosa c’è di divertente?!?" si chiederà, allora, chi non sa cos’è il calcio. Infatti, nulla. Di divertente non c’è proprio nulla. Ma questo non è un hobby, un passatempo, una moda: questa è un'esigenza. Qualcosa di personale ma, al tempo stesso, di collettivo. Qualcosa che oggi, come fossero i fili di un tram che uniscono il punto di partenza a quello d’arrivo, trasportando ogni Romanista – tutti i Romanisti – fino a Budapest.
Quelli rimasti a ROMA, quelli sparsi per il mondo e, manco a dirlo, quelli come me adesso in Ungheria.
Perché stiamo respirando tutti con lo stesso ritmo.
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