L’ombrello della Sora Luisa protegge il piccolo Davide dallo tsunami familiare
Federico e Valentina sono stati per nove anni le due metà della stessa mela. Senza mai capirsi, però. Ma pure senza il coraggio di dirselo
Federico e Valentina sono stati per nove anni le due metà della stessa mela. Senza mai capirsi, però. Ma pure senza il coraggio di dirselo, inermi mentre il bruco – giorno dopo giorno – li stava consumando da dentro, spappolando tutto quello che c’era stato di bello prima tra di loro. E poco importa se da fuori, quella mela, per tutti gli osservatori distratti, continuava comunque a essere perfetta come il primo giorno: una famiglia modello. Bella lei, bello lui, bella la casa, le loro vacanze… una confezione fantastica per una storia dalla quale la serenità era scomparsa, però, da troppo tempo. Una messa in scena insopportabile prima di tutto per loro stessi e poi, soprattutto, per il piccolo Davide.
Ah, già… Davide. Bello pure lui: un figlio cercato, desiderato e aspettato come il campione all’aeroporto lui, da tutto il resto della famiglia, fuori dalla sala parto. Sette anni, il ciuffo biondo, un Playmobil sempre in mano e la ROMA dappertutto: in testa, nel cuore, sui muri della cameretta, sullo zaino della scuola. Vi basti pensare che il giorno in cui i genitori lo avevano messo seduto sul letto per raccontargli, insieme e con tante rassicuranti metafore, che avrebbero continuato ad amarlo nell’unico modo in cui si può amare un figlio – follemente, senza riserve, nessun pudore – ma che non avrebbero più condiviso la stessa casa, gli stessi orari, le stesse abitudini e lo stesso divano davanti alla loro sit-com preferita, lui, dopo qualche attimo di silenzio, gli rispose utilizzando queste parole: "Ma non andremo neanche più a vedere la ROMA insieme?!?"
Dieci parole come uno schiaffo in faccia a chi, ancora, pensa che questa squadra sia tattica e polemiche e non sentimento e partecipazione, prosa e poesia: famiglia. E un pugno nello stomaco di due genitori ormai divisi da un amore volato via, ma uniti, per sempre, da quel bambino bello come il sole che davanti a quello tsunami, che poco dopo gli avrebbe rivoluzionato la vita, era rimasto lì – fermo – a proteggersi da quel maremoto familiare armato solamente di un ombrello giallo e rosso.
Come fosse uno delle migliaia di nipoti Romanisti della Sora Luisa.
Perché la ROMA è una cosa bella, Davide.
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