C'è ancora domani
Ponderare le scelte è sinonimo di strategia vincente quando si centra l'obiettivo stellare, in caso contrario è soltanto perdita di tempo
Non si tratta tanto della gallina e dell'uovo. E nemmeno di cosa è meglio. La diatriba vera è proprio fra l'oggi e il domani. E da queste parti prevale sempre il futuro sul presente. Dice: «Sta per arrivare il nuovo Ceo, questione di ore». Soltanto che non è dato sapere quante, di ore. Potrebbero essere centinaia, migliaia, a giudicare dal refrain «è praticamente fatta», che però di pratico porta ben poco, lasciando tutto nell'alveo del teorico. L'obiezione facile facile potrebbe avere ad oggetto la falla mediatica: le indiscrezioni non supportate dai fatti si trasformano agevolmente in non-notizie, anche quando sono effettivamente vicine a verificarsi. Sacrosanto, se non fosse che a questo club un Ceo serve davvero. E nel quadro generale il presunto nome “bucato” dai media è di gran lunga secondario rispetto all'esigenza di riempire il vuoto. Nel caso specifico, alla Roma il posto – di primaria importanza, per chi non lo avesse ancora percepito – è vacante dal 22 settembre scorso. Ovvero da quasi quattro mesi.
Altrettanti ne sono trascorsi un anno fa per la scelta del direttore sportivo, almeno volendo considerare l'intervallo fra la data delle dimissioni di Pinto e quella dell'arrivo di Ghisolfi. Peraltro che il dirigente portoghese fosse in uscita era già assodato da molto prima che si arrivasse al divorzio consensuale. Eppure anche in quell'occasione i tempi si sono dilatati a dismisura.
Ora. Ponderare le scelte ben oltre il meticoloso, estendere le attese all'inverosimile, diventa sinonimo di strategia vincente quando si centra l'obiettivo stellare. L'ingaggio del Mourinho dei Ceo o del Klopp dei ds può valere gestazioni simili. Ma se si aspetta per il gusto di temporeggiare – o semplicemente per lassismo – è solo tempo buttato. Che in qualche modo si dovrà recuperare, rincorrendo sempre l'emergenza, anziché prevenirla. E costruire mattone dopo mattone è decisamente preferibile a ricorrere a un prefabbricato. Il discorso vale a maggior ragione per giocatori e allenatore. La sessione invernale di mercato è quasi a metà e per i reparti che andrebbero rimpinguati almeno a livello numerico (si spera anche qualitativo) non c'è traccia di trattative vere e proprie. Il nome più gettonato è sempre lo stesso, ma anche lì passano i giorni (toh) e aumenta la concorrenza. Mentre sul tecnico che dovrà forgiare la squadra del futuro per ora si brancola nel buio, fra tante ipotesi e zero certezze. Per carità, questa società ha già dimostrato di saper agire lontano dai riflettori e sferrare il colpo a sorpresa. Qualche anno fa. Ma negli ultimi mesi la sensazione – supportata dalla tribolatissima stagione in corso – è che si tergiversi, più che lavorare nell'ombra.
D'altra parte per il Ceo, per qualsiasi altro dirigente, per l'allenatore, per i rinnovi di contratto, per i nuovi giocatori, per tutto: c'è ancora domani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA