Sapevatelo
La situazione è ormai insostenibile. Il ritorno di DDR restituirebbe romanismo, sorrisi, un gruppo dalla sua parte, forse anche una parvenza di progetto
Lo sapevate? Il 27 ottobre la Roma ha giocato (oddio, giocato...) a Firenze. Fermando la propria classifica su un mortificante undicesimo posto. Deprimenti pleonasmi da queste parti, non dall’altro lato del mondo dove varrebbe la pena fare almeno una ripassatina del calendario. Meglio ancora: sapere quello che accade in campo, adesso che non ci sono più deleghe e rispettive amministratrici, né i loro corollari di realtà virtuali. Anche perché la realtà oggi è sotto gli occhi di tutti. Con tanto di taglio e scempio. Allo scollamento di ogni componente (dalla società vacua se non assente, ai giocatori non pervenuti, all’allenatore in totale confusione), si è aggiunta l’indecorosa prestazione in un Franchi diroccato. Mai però quanto la squadra ospitata.
Lo sapevate? In panchina siede un tecnico ricusato dal gruppo. Con fatti e parole. Non fossero bastate le partite precedenti; la mancanza di entusiasmo; la netta percezione di inaridimento collettivo (non soltanto per la sterilità offensiva), la certificazione è arrivata in riva all’Arno. La difesa, punto forte - o meno debole - affondata già nella prima parte di gara, senza appello. Il centrocampo in balia degli avversari. L’attacco più spuntato del solito. E lasciamo perdere gli esterni per carità di patria. Nemmeno su Rieducational Channel. Al di là della linea laterale un uomo inerme (bloccato su una sorta di fermo immagine nell’espressione sbigottita e disarmata), che ha provato a tamponare la falla con un fazzoletto, rendendola voragine. Il doppio cambio alla mezz’ora è sintomo evidente di mossa disperata. Altro che scossa. Siccome poi quando piove sulla Roma tende sempre a volgere verso il diluvio, ci si sono messi i problemi fuori dal settore che hanno privato la squadra del sostegno (e del controllo) per non deragliare; il gol dell’ex; l’espulsione; l’autogol dell’esordiente Hummels, messo in naftalina «per scelta tecnica» per poi diventare cambio obbligato. Una sequela di colpe, difetti e sfighe che nemmeno Paperino e Fantozzi insieme. Lo sapevate?
Sia come sia, quella che a buona parte della piazza è sembrata una scelta scellerata e priva di alcuna logica già il 18 settembre, dopo 40 giorni è diventata una strada cieca. Con una sola via d’uscita: la marcia indietro. È verosimile che Juric sia all’ultimo posto nella gerarchia delle responsabilità, ma la situazione ormai è diventata insostenibile. Basta immaginare l’atmosfera di giovedì all’Olimpico contro il Torino, avendo come monito le cinque partite disputate in casa sotto la sua gestione. Almeno per chi era presente. Ah, sì, saranno i granata i prossimi avversari. Lo sapevate?
Escludendo soluzioni di altissimo livello (e affine stipendio) per motivi economici e di opportunità (chi si infilerebbe in un ginepraio simile ora?), restano due opzioni. Una passa da tecnici di secondo piano e/o scarso appeal. Sperando si tratti soltanto di tetre suggestioni. ‘Mbuti sì, ma per travasare bile. Abbiamo già dato in questa stagione, grazie. L’altra riconduce a Daniele De Rossi. Con una serie di controindicazioni, ovviamente non imputabili a DDR. Dopo oltre un mese perso, a obiettivi già ampiamente compromessi, senza un riferimento societario e con rapporti più che deteriorati con la proprietà. Ma il suo ritorno restituirebbe romanismo, sorrisi, un gruppo interamente dalla sua parte, forse perfino una parvenza di progetto. E darebbe la possibilità a chi ha utilizzato una bandiera come uno straccio di mettere da parte arroganza e menefreghismo. Di fare un passo indietro e ammettere l’errore madornale. Senza chiedere esplicitamente scusa. Come Fonzie, che d’altra parte era americano. Sapevatelo.
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