La versione di Faber

«Per favore vai via»

La tristezza attanaglia un popolo svuotato di ogni riferimento in 9 mesi. A capirlo prima e meglio la Sud, che ha indirizzato il proprio dissenso sulla famiglia Friedkin

(MANCINI)

PUBBLICATO DA Fabrizio Pastore
21 Ottobre 2024 - 18:06

Houston, abbiamo un problema. In realtà ne abbiamo tanti, ma limitiamoci a quello dal quale discendono tutti gli altri: la sconfinata malinconia che sta avviluppando la Roma. È nell'aria, si percepisce, si vede, si ascolta, si può perfino annusare.
A partire dallo stadio: l'All-impico degli infiniti sold out è diventato preda di silenzi e fischi. L'esercito di fiancheggiatori dei condottieri improntati a un romanismo acquisito o congenito, ma comunque denso, ha lasciato posto a spalti riempiti quasi dall'inerzia dell'abitudine, concentrati a individuare il capro espiatorio di turno sfruttando la sacrosanta contestazione della Sud. In ogni angolo della città (reale e virtuale) si respira nella migliore delle ipotesi scetticismo, quando non disincanto e scoramento. 

Tutti sintomi della tristezza che attanaglia un popolo svuotato di ogni riferimento nel giro di nove mesi. Mentre nell'ultimo è alla disperata ricerca di un totem cui aggrapparsi, ma si perde nella desertificazione messa in atto da Dan&Ryan. Più accidentalmente che scientificamente. Mourinho abbandonato a sé per poi essere cacciato con ignominia; Pinto esautorato senza lo straccio di un'idea sulla sua sostituzione; De Rossi (ab)usato come uno straccio; la Ceo cui è stato concesso di condurre impunemente tutto questo disastro, detronizzata nel momento esatto di irreversibilità del processo. La sensazione che si navighi a vista - per di più con gli alti ufficiali già da tempo lontani e disinteressati alle sorti della nave - è più frustrante di un vero e proprio piano di demolizione. Dalle macerie si può ricostruire, l'abbandono denota soltanto abulia. Ce lo hanno insegnato proprio gli americani, coi loro palazzi demoliti a suon di dinamite per essere ricostruiti più solidi di prima. Invece il paesaggio attuale è spettrale. Nessun dirigente al momento, né quelli da sostituire, né i ruoli vacanti da sempre. Juric lasciato solo esattamente come i suoi predecessori, ma privo di quell'alone di grandezza e potenza simbolica che caratterizzava entrambi. E l'ambiente circostante spaesato da una flessione lenta ma costante di attenzioni. Sembrano lontani anni luce i tempi della presenza assidua di padre e figlio allo stadio, delle mascherine col vecchio stemma, dei silenzi che lasciavano preconizzare colpi in grande stile, non certo incuria.

A capirlo prima e meglio di chiunque altro è stata la Curva, che ha indirizzato il proprio dissenso sulla proprietà. Per la prima volta da quando è cambiata. Dal comunicato allo striscione esposto durante i 15 minuti di contestazione di Roma-Inter, nell'ultima settimana i riferimenti alla famiglia Friedkin sono diventati espliciti.
La necessità di una svolta è ormai evidente. 
La sola richiesta possibile a breve termine è nella citazione di una famosa canzone: «Per favore vai via».
La tristezza, of course.

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