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Roma Club Città di Castello: dieci anni d’amore

Nel decennale della fondazione, una serata profumata di Roma. Foto, video, gli inni, i brindisi, i ricordi delle partite sapendo che per loro ogni gara è una trasferta

PUBBLICATO DA Piero Torri
16 Gennaio 2018 - 13:00

Sarebbe stato bello se tra i presenti ci fosse stato anche James Pallotta. Città di Castello, la festa annuale, in questa occasione ancora più festa perché si brindava al decennale della fondazione santificato da un gagliardetto con il numero dieci che sapeva tanto di Totti; le tovaglie giallorosse; presenti anche l'altro club storico regionale Umbria giallorossa, ma anche chi è arrivato da più lontano come il club Legio e Romagna; l'inno di Lando Fiorini; i rappresentanti dell'Utr arrivati da Roma; il televisore sistemato tra gli striscioni appesi al muro, che mandava foto e video di trasferte, ritiri e la festa del 28 maggio con Totti che fa ancora inumidire gli occhi; la Roma con cadenza umbra e romagnola; la riffa con in palio la maglia giallorossa; la cena che dovevi dire basta ai camerieri, il vino che andava giù che era un piacere; l'inno di Venditti cantato da tutti i presenti, bimbi compresi, a squarciagola. Meraviglioso. Vero. Pulito. Puro.

Ecco perché sarebbe stata cosa buona e giusta ci fosse stato anche il presidente. Per toccare con mano e vedere con gli occhi quello che vuole dire essere innamorati della Roma. Di sicuro glielo avranno raccontato, ma vederlo e toccarlo non avrebbe avuto prezzo, un po' come quella pubblicità di una carta di credito che potrà pure comprare tutto ma non le emozioni che poi, come dice Paolo Sorrentino, sono tutto quello che abbiamo. Soprattutto quando si tratta di tifosi che sono lontani centinaia di chilometri dalla loro passione, che ogni volta che c'è una partita si fanno ore di macchina per andare e tornare per gridare forza Roma, che hanno scelto il giallorosso pur circondati da altri colori certificando coraggio e personalità perché a loro vincere facile non è mai interessato, che fanno i sacrifici veri per essere presenti anche nelle trasferte europee e che, nonostante tutto, la Roma non si discute, si ama.

Ecco è stata tutto questo la serata che i tifosi di Città di Castello hanno regalato a chi ha avuto il piacere di parteciparci. Una serata profumata di Roma e pazienza se in questo momento i risultati non sono all'altezza dei sogni e delle ambizioni. Non che non fossero delusi dall'ultimo mese di calcio giocato, ma quell'amore non ne è stato intaccato, come ci ha spiegato Mirko Amadori, il presidente del club di Città di Castello, intitolato a Luigi De Bernardis un socio che da un paio di anni è volato a tifare in Curva Paradiso: «Per noi la Roma è una fede, una passione, un amore che niente e nessuno potrà toglierci. Siamo orgogliosi di essere tifosi giallorossi anche se dalle nostre parti non è che siamo tantissimi. Sempre presenti all'Olimpico, siamo abbonati alla squadra e al viostro giornale perché la Roma è con noi. Quando si può, seguiamo la squadra anche in trasferta. Ricordo quella di Barcellona finita con una sconfitta pesante, ma noi eravamo felici di esserci stati. Come a Londra pochi mesi fa, una notte straordinaria, in uno stadio meraviglioso, uno stadio di che spero presto possa avere anche la Roma».

Amore vero, insomma. Come quello di Davide Bronzetti, il presidente del Roma club Legio e Romagna che si è presentato alla festa con tutta la famiglia, con le due piccole figlie vestite di Roma, la seconda che è un peperino niente male si chiama Chanel, non è difficile capire perché: «Dalle mie parti, a Imola, i tifosi della Roma non sono tanti ma andiamo orgogliosi di aver scelto i colori giallorossi». Come quelli del club Umbria giallorossa, sede a Marsciano, la città natale di Walter Sabatini. Che, come ci ha spiegato il presidente Massimo Ciurnelli, ha il rimpianto di non essere riuscito a vincere qualcosa: «Walter avrebbe pagato per vincere con la Roma. Non c'è riuscito, ma di giocatori forti ne ha presi tanti». Speriamo che con Monchi vada meglio. E Massimo sarebbe pronto a pagare di tasca sua perché succedesse.

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