Roma Club Treviso: "Nato da tre amici al bar, nel nome di Dino Da Costa”
Sandro Perazza, Presidente del club: “Ad oggi siamo circa 70. Anche con Fabio Enzo abbiamo condiviso momenti incredibili”
Sandro Perazza, Presidente del Roma Club Treviso - Dino Da Costa, è intervenuto ai microfoni de Il Romanista, per parlare della storia del club e dell’attuale Roma di Juric:
Come e quando nasce il Roma Club Treviso?
"C’era una canzone dal titolo “Eravamo quattro amici al bar”. Noi abbiamo fatto lo stesso ma eravamo in tre. Nel 2001, ci siamo guardati e abbiamo deciso di intraprendere questa avventura. Abbiamo trovato un bar attrezzato che poteva anche farci la spaghettata (ride, ndr) e da lì è iniziato tutto. Nei primi quattro anni, uno di questi tre signori, che ora non c’è più, ha tenuto la presidenza del club, da lì in poi sono diventato io il Presidente. C’è stata un’interruzione del club nel 2014 in cui avevo un po’ ceduto la gestione, che ho poi ripreso qualche anno dopo per salvare la situazione. Di gente ne ho vista tanta, dal nostro club sono passate centinaia di persone. Ad oggi siamo circa settanta, siamo un bel gruppo, si sono create delle amicizie importanti".
Perché il club è dedicato a Dino Da Costa? Cosa rappresenta per voi?
"Verso il 2007, lo contattai personalmente così come feci anche con altri calciatori che erano qui in Veneto. Lui, brasiliano, che era rimasto però a vivere in Italia, da subito si era mostrato disponibile per venire nel nostro club. All’inizio veniva a Mestre in treno, lo andavamo a prendere e lo portavamo con noi. Poi, con il passare del tempo, partivamo in macchina, lo andavamo a prendere a casa a Verona e poi lo accompagnavamo di nuovo. Dino Da Costa è stato un simbolo per noi, era un signore, una persona per bene. Essendo stata a Roma la sua prima avventura italiana, aveva un accento misto tra il brasiliano e il romanesco. In quel periodo, altra figura importante per noi fu Fabio Enzo, veneziano che ha giocato con la Roma un paio di anni, attaccante molto duro fisicamente, che in carriera accumulò ben cinquantasei espulsioni, ma fuori dal campo una persona dal cuore d’oro. Non fu facile rintracciarlo, lui abitava a Cavallino e telefonai a diversi bar, dove era solito riunirsi con gli amici, ma ogni volta andava in uno diverso, alla fine però sono riuscito a trovarlo. Purtroppo è scomparso durante il Covid. Anche con lui abbiamo condiviso momenti bellissimi. Tornando su Da Costa, vorrei raccontare un aneddoto: il giorno che dovevamo intitolare il club in suo onore, andammo a prendere lui e la moglie a casa e li portammo alla festa. Ancora ricordo lo sguardo di quella donna, pieno di felicità nel guardare il marito. Le brillavano gli occhi. Passammo una giornata favolosa. Questo è stato ed è Dino Da Costa per noi".
Quali sono le attività che portate avanti a 360°?
"Purtroppo non avere una sede fisica ci penalizza. Prima aiutavamo spesso una struttura che si occupava di bambini bisognosi. Svolgevamo azioni per il sociale ed eravamo presenti. Adesso dobbiamo riprenderci sotto questo punto di vista. A livello di tifo, da qualche mese abbiamo allacciato contatti con diversi club del nord per poter organizzare magari delle trasferte tutti insieme, come ad esempio quella di Monza, si tratterebbe di un momento di aggregazione importante".
Adesso Roma-Venezia, che partita ti aspetti? Che idea ti sei fatto della Roma di Juric?
"Partiamo dal fatto che l’esonero di De Rossi è stato fatto da persone che di calcio ne capiscono poco. La Roma di Juric con l’Udinese mi è piaciuta molto, mentre col Bilbao abbiamo pagato un calo di concentrazione un po’ come a Genova. Un aspetto che mi piace dell’allenatore croato è che sta mettendo in campo anche i giocatori nuovi, su tutti Koné, giocatore forte, che ha una presenza superiore".
Ci sono dei progetti futuri per il club?
"Il sogno è quello di cominciare a fare il pensionato dopo 27 anni che non lavoro più, ma ho ancora tantissimi impegni (ride, ndr). A parte gli scherzi, il progetto è quello di far crescere il club sempre di più insieme al consiglio direttivo e di portare avanti tutte le attività di cui parlavo prima".
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