Quando la Roma scoprì Ranieri nella squadra del Roma Club "Dodicesimo Giallorosso"
Stefano Maiocchetti, presidente del Roma Club più longevo: "La Roma ci offrì 500 mila lire per il suo tesserino, ma volemmo in cambio solo materiale tecnico"
Torniamo indietro nel tempo, immaginiamo la Roma degli anni '60, una città diversa, una società diversa. Presidente del club era Francesco Marini-Dettina, fu durante la sua gestione che il club giallorosso conquistò la sua prima Coppa Italia(1963-1964). Il 20 Ottobre del 1963 a Casal Bertone viene fondato il Roma Club Dodicesimo Giallorosso, il club più longevo ufficialmente riconosciuto dalla Roma. Oltre alle numerose iniziative per il sociale che il Roma Club ha svolto dal '63 ad oggi, il Dodicesimo Giallorosso si è dedicato per numerosi anni alla crescita di giovani ragazzi attraverso la sua squadra giovanile. Di ragazzi che sono passati poi alla Roma ce n'è uno in particolare, Claudio Ranieri che è cresciuto proprio con la FC Dodicesimo Giallorosso. Ci racconta la storia di questo storico Roma Club il presidente Stefano Maiocchetti.
La nascita del Roma Club Casal Bertone.
"Il club fu fondato da mio padre Pietro nel lontano 20 Ottobre 1963, all'inaugurazione era presente l'allora presidente della Roma Francesco Marini-Dettina. Il presidente fondò cinque Roma Club, tutti con il nome Dodicesimo Giallorosso perché in campo si gioca in undici e il dodicesimo giallorosso era il tifoso della Roma. Di quei club è rimasto in attività solo il nostro e noi dal '64 fino alla fine degli anni '80 abbiamo svolto regolare attività con la Federazione Italiana Giuoco Calcio. Siamo il club più vecchio ufficialmente riconosciuto dalla Roma".
Sulla squadra giovanile...
"Gli allenamenti si svolgevano al campo dove si allenavano anche le riserve della Roma, da lì alcuni nostri ragazzi si mettevano in mostra e poi venivano presi dalla società, il più noto sicuramente fu Claudio Ranieri".
Che ragazzo era Ranieri a quei tempi?
"Casal Bertone all'epoca era considerata una zona molto di periferia, lui veniva da San Saba, il padre possedeva una macelleria, diciamo che i soldi non gli mancavano. Eppure è sempre stato umile e semplice, un ragazzo genuino. Aveva una moto Gilera, era l'unico dei ragazzi che poteva permettersela e ogni volta che veniva al campo la faceva provare a tutti, li portava in giro per la città. La Roma ci offrì 500 mila lire per il suo tesserino, era la fine degli anni '60 all'epoca era una bella cifra. Mio padre rifiutò i soldi e preferì farsi dare 20 completi da calcio e una sacca di palloni di cuoio per i ragazzi della giovanile. I ragazzi venivano sempre al primo posto per noi, l'impegno per il sociale era ed è tutt'oggi l'obiettivo che si pone questo Roma Club".
C'era un rapporto stretto con la Roma...
"Molto stretto, da noi il 31 dicembre venivano giocatori come Losi e Cudicini e festeggiavamo l'ultimo dell'anno insieme. Spesso andavamo insieme a prendere la cioccolata calda a Piazza Navona. Molti giocatori venivano "giù al bar" da noi per prendersi una cosa e scambiare due chiacchiere. Tempo fa a Casal Bertone abbiamo rifatto il manto stradale proprio insieme ai giocatori della Roma".
Una storia d'altri tempi, insomma.
"Prima il calcio era più pulito, era lo sport dei poveri. Si aveva più fame, ora è diventata un'industria che ha come unico obiettivo generare denaro. Il calcio è un po' lo specchio della società, prima c'era più spirito di aggregazione ci si riuniva tutti conoscevano tutti, ora non si saluta più nemmeno in ascensore".
Come vedi la Roma con l'arrivo di Ranieri?
"Quando è tornato gli ho scritto un messaggio: 'Bentornato ma chi te l'ha fatto fare?'. E lui mi ha risposto: 'Il cuore'. Ha un rapporto speciale con i tifosi perché lo è anche lui, lo è sempre stato fin da piccolo. Con i giocatori ha un rapporto che va oltre quello professionale. Le sue dichiarazioni in conferenza stampa non sono costruite, non sono di convenienza, lui parla cosi perché ci crede veramente a quello che dice. Secondo me Ranieri è l'uomo giusto per ricompattare il gruppo, a Roma è lo spogliatoio che vince".
Come è cambiato il tifoso romanista?
"Una volta il tifoso tifava la Roma. Non c'erano i vari partiti come vedo ora; Pastore sì, Pastore no, De Rossi, Florenzi etc... Ora il tifoso mette sempre bocca, è pronto a criticare acquisti e cessioni, spesso dando la colpa alla società quando magari il giocatore ceduto è lo stesso che è stato criticato tutto l'anno. Io ho 63 anni e mi ricordo bene gli anni in cui la Roma si sognava soltanto di competere a questi livelli".
Un ricordo di Giuliano Taccola a 50 anni dalla sua scomparsa.
"Mi ricordo ancora il giorno,era il 16 marzo, una domenica, io avevo 13 anni e avevo giocato tutto il giorno a Villa Gordiani. Quando tornai a casa sentii alla televisione la notizia della sua morte, ma lì per lì non piansi. Il giorno dopo andai a scuola, ero alle medie, comprai il giornale e mi lessi tutto sulla sua morte. Una volta finito di leggere non ce la feci e piansi tutto il giorno"
La passione per il calcio del presidente Marchetti lo porta tutt'oggi a vivere il calcio insieme ai più giovani.
"Oltre ad essere presidente del Roma Club alleno il Ponte di Nona Calcio, società che lavora esclusivamente con squadre del settore giovanile. Il nostro scopo è quello di educare e crescere i giovani del quartiere insegnando i valori dello sport".
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