FILA 76

Viva l’Italia, un altro brand da salvaguardare

Stringiamoci a coorte attorno a Bryan Cristante che tornerà a giocare con la maglia giallorossa e probabilmente non troverà arbitri e Var così clementi

Bryan Cristante in azione con la maglia dell'Italia

Bryan Cristante in azione con la maglia dell'Italia (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Gabriele Fasan
22 Novembre 2023 - 09:30

Adesso stringiamoci a coorte attorno a Bryan Cristante che tornerà a giocare con la maglia giallorossa e probabilmente non troverà arbitri e Var così clementi. Gil Manzano ti dà una mano, ma non è sempre lunedì sera. 

Qui il tema è vecchio come il mondo: è l’insostenibile leggerezza dell’essere. Di Mudryk prima di tutti: da talento controverso a mister 100 milioni, che nell’occasione del rigore richiesto a Leverkusen al 93’ per l’intervento di Cristante «ha pagato la fama da simulatore» (quindi  all’occorrenza invochiamo la presunzione di colpevolezza) e addirittura «non ha protestato». In fondo, attore o meno, era terra a toccarsi la caviglia. Non come Thiaw in Lecce-Milan dell’11 novembre, per capirci, che si rialza dopo il tocco fortuito di Piccoli (che segnerà il gol poi annullato) e gioca il pallone perché l’arbitro non ha fischiato. Di Cristante, poi, che ha rischiato tanto, anche se non c’è dolo, ma imprudenza e danno, perché si può discutere o meno sul pestone e sul tocco di ginocchio ma - qui glielo diciamo e qui glielo neghiamo - neanche immagina cosa gli sarebbe capitato se l’arbitro avesse fischiato il rigore e l’Ucraina avesse mandato la Figc ai playoff. Lo sappiamo bene a Roma, lo sanno bene Totti nel 2004 e De Rossi nel 2006. Almeno Bryan è friulano.  

Di gran parte del mainstream che (onore al telecronista Alberto Rimedio della Rai per la lucidità a caldo) per non rovinare la festa per l’approdo neanche in seconda fascia a Euro 2024 ha fatto cenno alla grande «paura al 93’», di enorme «rischio» corso dall’Italia, e dei movioli(ni)sti della Nazionale «salvata dalla soglia di fallo di Manzano», della «caduta accentuata» da Mudryk, finito a terra come «colpito da una scossa elettrica».

Degli ucraini che, avendo ben altro a cui pensare, si sono lamentati ma con filosofia (neanche troppa), quella del pesce piccolo e del pesce grande. Ormai nel calcio, grazie anche alla tv che poi lo sostiene, è tutto manifesto. Per fortuna chi lo governa non ha più nemmeno ipocrisia, ma leggerezza nel dichiararlo preventivamente (chissà se questo inconsciamente può condizionare i direttori di gara) che c’è brand e brand. 

Il pensiero finale va a Budapest e al sentimento che hanno provato i romanisti. Difesi a caldo da un solo uomo, Mourinho, nell’assenza di istituzioni e mainstream, prima danneggiati e poi beffati dall’UEFA (che per mantenere il punto persevera e fa ancora girare l’Europa al signor Taylor). Sarà anche per questo che moltissimi romanisti hanno vissuto male la grazia di Manzano al soldato Bryan. Che, sia chiaro, è e resta uno di noi.

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