Ingiustizia è fatta, ora ho le prove
A distanza di due mesi da Cremonese-Roma, arriva il deferimento per l'arbitro Serra: la Procura ha ritenuto il suo comportamento inopportuno, ingiurioso e offensivo
Deferito Serra, viva Serra! Ma come, ci siamo chiesti ieri, non l’avevano già deferito? Sono passati due mesi dai fatti. Sì, ma ieri è diventato ufficiale. L’arbitro Marco Serra è stato deferito dalla Procura federale. Nelle indagini su quanto accaduto tra il quarto uomo di Cremonese-Roma e José Mourinho, Giuseppe Chinè ha sancito che l’arbitro passato alla storia per aver chiesto scusa al Milan (dopo una topica clamorosa, per carità), con tanto di lacrime ma non troppo da coccodrillo, in quell’occasione ha tenuto un comportamento di «oggettivo carattere inopportuno, ingiurioso e finanche offensivo delle parole utilizzate», tale da violare «i principi di lealtà, probità e correttezza posti a fondamento dell’ordinamento sportivo», ma anche le norme specifiche del regolamento Aia che impongono agli associati di «improntare il proprio comportamento al rigoroso rispetto dei principi di lealtà, trasparenza e rettitudine a difesa della credibilità ed immagine dell’Aia». Ma dai? Che sorpresa, non se n’era accorto nessuno.
Quanta nostalgia, ieri, per «vai nell’area, vai nell’area»! Secondo le ricostruzioni della Procura, infatti, sembra proprio che Serra a Mourinho non abbia detto di andare nell’area (magari a far gol, chessò, di testa!), ma, anzi, nel momento in cui l’allenatore della Roma si era rivolto al quarto uomo per tentare di avere spiegazioni riguardo ad una decisione arbitrale assunta dal direttore di gara a seguito di un contrasto di gioco tra un calciatore della Cremonese (Tsadjout) e uno della Roma (Kumbulla), questi gli aveva rivolto «le seguenti testuali parole: “Ti stanno prendendo tutti per il culo. Vai a casa, Vai a casa” (accompagnando le stesse con un movimento circolare della propria mano destra, ossia, roteando il dito indice)». Ma dai? E allora «Vai nell’area, vai nell’area», cos’era, emozione da telecamere (quelle delle Iene)? Cabaret all’italiana? Già, il tanto vituperato made in Italy. Ma ora che Mourinho ha scontato due giornate di squalifica (due sconfitte per la Roma, di cui una, con il Sassuolo, molto discussa per le “interpretazioni” arbitrali, magari non sarebbe cambiato nulla, ma...), chi gliele restituisce? Dice: ma Mourinho, che in vita sua ne ha fatte di peggio, espulso senza una condotta particolarmente efferata dall’arbitro di campo Piccinini e su suggerimento (difficile contraddirlo, non avendo visto e sentito niente) del collega “deferendo” - il primo della categoria dai tempi di Calciopoli - ha dato di matto anche a freddo negli spogliatoi. Già, ma l’ha fatto perché il signor Serra di Torino, definito da José «smemorato» per non aver ricordato l’esatta conversazione a bordo panchina, ha perso la grande occasione di smacchiare la sua carriera, chiedendo scusa di fronte al chiarimento richiesto dopo la gara da Mou (poteva esse un po’ incazzato, no?), come già aveva fatto in occasione di Milan-Spezia. Ora palla al Tribunale federale. Vai col tango, col made in Italy: ci ha pensato il serramanico di un sistema, il manico, che continua a imbarcare acqua, con la sospensiva prima e la conferma poi di due giornate di squalifica con il buonsenso perso tra una scartoffia e l’altra.
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