Controvento

È senza essenza

Mancano un ad, un raccordo fra club e squadra, un uomo di campo, ma soprattutto chi restituisca un'anima a questo club

(MANCINI)

PUBBLICATO DA Fabrizio Pastore
10 Ottobre 2024 - 06:30

Battete un colpo, se ci siete. Anche duro, ma battetelo. Date un segnale di presenza, perfino metaforica se non fisica. Non è tanto l’assenza il problema (anche se il golf mentre la Roma è in balia della tempesta, dai, su...), quanto l’essenza. Che ora manca. E fa rumore, perché fino a non molto tempo fa c’erano giganti a sopperire a quelle lacune ora deflagrate in tutta la loro gravità. Se non societarie (ma più di una volta anche sì), quantomeno di romanismo. Per inclinazioni personali, ius sanguinis o ius soli, le luci irradiate da Mourinho e De Rossi hanno coperto le ombre - che pure già si insinuavano - confinandole fuori fuoco. Diversi in tutto, ma similissimi nel catalizzare affetto e guidare un intero universo verso l’infinito e oltre. Anche con mezzi non sempre all’altezza. Con loro si cavalcava  il presente, senza alcun timore del futuro. Considerazione che non cela alcun sottinteso contro Juric, sia ben chiaro.

All’attuale allenatore ci si stringe anzi con particolare affetto, come da sempre fanno i romanisti con chi veste questi colori, a maggior ragione se è costretto ad affrontare mille difficoltà. La catapulta che lo ha fatto atterrare qui dopo nove mesi vissuti fin troppo intensamente negli sbalzi emotivi non è stata certo azionata da lui. E l’auspicio è che riesca a ricostruire al meglio la cittadella, a prescindere dalle mura incustodite. Ma perfino il più capace dei condottieri necessita di una strategia alle spalle. O meglio, dall’alto.
 E allora battetelo, questo colpo. A chiederlo non è una voce isolata (o due, o tre, o tante) dalle colonne di un giornale (o due, o tre, o tanti). Ad avere bisogno di una bussola sono i troppi rimasti disorientati da nove mesi di suggestioni, palpitazioni e delusioni. Con le emozioni preda delle montagne russe, ma sempre vive. Mai sopite. Adesso il pericolo vero è che lo sconfinato bagaglio emotivo smarrisca i riferimenti.

Già si sono svuotate le scrivanie di Trigoria. A vari piani. L’ultima Ceo era diventata plenipotenziaria, forse anche al di là della naturale demarcazione del ruolo. Da quando ha fatto i bagagli anche lei, manca un amministratore delegato. Oltre a un dirigente in grado di fare da raccordo fra società e squadra. E a un uomo di campo. Figure richieste a lungo dagli stessi Mou e DDR. Invano. Adesso l’esigenza è, se possibile, perfino più impellente. I nomi certo non mancano. A patto di  volerla davvero compiere, questa  scelta, e soprattutto di non affidarsi a un algoritmo. Non bisogna accrescere il numero di utenti su qualche social, né scovare modalità più proficue di vendita di qualche prodotto. C’è invece da restituire un’anima a questo club. Con la stessa capacità intuitiva sfoggiata quando si è stupito il mondo andando a ingaggiare Mourinho. O anche con malizia simile a quella avuta scegliendo De Rossi. Che sia per curriculum calcistico o romanista o entrambi, Basterebbe un uomo che sappia di calcio. E possibilmente di questa squadra, dei suoi tifosi, dei sentimenti che La e li animano. Uno che sappia almeno chi sono Losi, o Alicicco, o Liedholm, o De Falchi. Ci vorrebbe un amico. Della Roma. Sarebbe quello il vero colpo. 

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