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Settebello Olimpico

Il rapporto dell’Uefa sul calcio europeo indica il pubblico romanista come il settimo più numeroso. Ma la percentuale di occupazione dei posti dedicati ai tifosi di casa sfiora l’en plein in ogni competizione

Stadio Olimpico

Stadio Olimpico (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Fabrizio Pastore
13 Settembre 2024 - 07:00

Un milione seicentottantanovemila centosettantatré spettatori. Cifra imponente anche soltanto da leggere quella che si riferisce alle partite interne della Roma nella stagione 2023-24. I dati forniti dalla Uefa nel rapporto sul calcio europeo lasciano poco spazio a interpretazioni. L’Olimpico in versione giallorossa si piazza al settimo posto nel continente fra gli stadi più “frequentati”, nella già ristretta élite delle 16 tifoserie che sono riuscite a superare il milione di presenze all’interno dei rispettivi impianti di riferimento. 

La posizione  numero sette appare particolarmente significativa, se si considera che le sei che precedono nella speciale classifica sono occupate da squadre che disputano le partite casalinghe in stadi decisamente più capienti di quello della Capitale. Una lettura più dettagliata dello studio, in grado per esempio di soffermarsi sulla percentuale di riempimento degli spalti, farebbe guadagnare altre tre posizioni alla Roma, che con il 92 percento ha fatto meglio di Milan (87), Real Madrid (84) e Inter (91), che pure la precedono in graduatoria. Statistica che crescerebbe ulteriormente, valutando i soli posti dedicati al pubblico della squadra di casa. Il settore ospiti dell’Olimpico conta ben 5.800 seggiolini, che andrebbero sottratti ai 67.585 della capienza complessiva. Impianto più piccolo, spicchio dedicato alla tifoseria avversaria più grande: non poco per un’effettiva stima, che al netto della “decurtazione” fa salire la percentuale di riempimento addirittura al 99. 

In pratica quell’en plein raggiunto soltanto da due club tedeschi (Bayern e Borussia Dortmund) e da uno britannico  (l’Arsenal) fra i magnifici sedici eccedenti il milione di spettatori. A farla da padrona è ancora una volta l’Inghilterra, con la Premier campionato più seguito e la Championship sulla piazza d’onore, oltre a ben sei squadre in classifica; poi Germania e Italia con tre (rispettivamente terza e quarta nella classifica per tornei nazionali); Spagna con due (ma all’appello manca il Barcellona, che ha dovuto fare a meno del Camp Nou, riducendo drasticamente il numero di presenze); Francia e Scozia con una. Sommando le gare delle coppe nazionali e delle competizioni Uefa, il milione complessivo di spettatori è stato raggiunto anche da Benfica, Rangers, Ajax, Feyenoord e Fenerbahce, oltre che dall’Hertha (in seconda serie in Germania proprio come lo Schalke, che però è riuscito a inserirsi fra le big nonostante la categoria, al 14° posto, precedendo Marsiglia e Manchester City). 

Non solo riferiti al gotha calcistico che completa la classifica, ma in assoluto, sono numeri a effetto quelli messi insieme dal pubblico romanista nella scorsa stagione. Ed è un effetto non più riferibile alla voglia post-pandemica di tornare allo stadio, né all’entusiasmo per l’arrivo di Mourinho, né all’amore mai sopito per De Rossi. Tutti tentativi di spiegazione poi rivelati parziali di un fenomeno straordinario nelle varie fasi dell’era dei sold out, ormai arrivati a quota 58 e nell’arco di tre stagioni differenti. In tutte le competizioni. E se è vero che le coppe europee si sono rivelate esaltanti, lo stesso non si può dire dei tornei nazionali: fuori dalla zona Champions ormai dal 2019, alle prese con risultati in Coppa Italia che definire deludenti è puro eufemismo, la Roma avrebbe potuto fare i conti con la disaffezione come ogni altra squadra. Chi arriva a livelli simili lotta per obiettivi ambiziosi (quando non li consegue) e a parte le milanesi, storicamente accompagnate da presenze numerose in uno stadio più capiente, le altre italiane sono a distanze siderali.  I numeri che distinguono la squadra della Capitale sembrano invece immutabili. Come se si fosse innescato un circolo virtuoso. Fenomeno poco razionale per chi non lo vive. La sconfinata passione dei romanisti.

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