Controvento

Pinto d'onore

Il gm giallorosso in conferenza stampa non sfugge alle sue responsabilità, ammettendo tutta la sua insoddisfazione per il mercato da poco concluso

Il gm Tiago Pinto a Trigoria durante la conferenza stampa

Il gm Tiago Pinto a Trigoria durante la conferenza stampa (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Fabrizio Pastore
09 Febbraio 2023 - 08:24

Mourinho, i paletti, Zaniolo. In ordine alfabetico, d’importanza e forse anche di attuale affezione suscitata nel mondo romanista. I tre termini più inflazionati della conferenza di Pinto non bastano però a darne una visione esaustiva. Perché il dirigente tanto criticato (in certi casi perfino vituperato) è quello che davanti ai media - e quindi rivolgendosi agli stessi tifosi - convoglia su di sé ogni responsabilità, per tutto quanto non è andato come avrebbe dovuto. Dai mancati arrivi agli acquisti che non hanno fruttato come si sperava, dalle cessioni poco soddisfacenti alle trattative arenate. Che si tratti di una reale assunzione di colpe o soltanto di “cinema”, poco sposta nella considerazione del gesto. È raro trovare chi riesce ad ammettere errori e limiti propri a beneficio esclusivo del pubblico. Quando succede, quale che sia l’intento, va concesso onore al merito. A prescindere dal giudizio complessivo sull’operato, in questo caso rivedibile.

Il mercato di gennaio ha portato benefici? Al momento no. Si poteva fare di più o comunque meglio? Sicuramente sì. Peraltro il primo a non mostrarsi appagato è proprio Pinto. Lo aveva già ammesso giorni fa, lo ha ribadito ieri e se anche non avesse utilizzato parole tanto chiare la sua espressione sarebbe stata eloquente. 

Visibilmente insoddisfatto, ma tutt’altro che in tono dimesso. Tanto da utilizzare anche un pizzico di sarcasmo sul possibile rinnovo di El Shaarawy: «Ci sono momenti in cui pare che non l’ho ripreso io e altri nei quali sono stato io. Ora che sta facendo bene, non sono stato io». Potere della narrazione: singolare che nella presunta dicotomia fra Tiago e Mou ormai spacciata come realtà assoluta, le topiche siano esclusive del dirigente. «Quando volete infiammare questa conflittualità, è perché José sa dei paletti del Fair play finanziario». Sul tema sarebbe sempre bene fare la tara dei rispettivi ruoli. E le visioni possono differire senza inficiare l’unità d’intenti. 

Tolti i sassolini, è il turno del macigno Zaniolo, definitivamente fuori dall’orizzonte dopo aver rotolato sul mercato romanista, schiacciando ogni possibilità di sostituti e di maggiori introiti rispetto a quelli garantiti dai turchi. La puntualizzazione è più che condivisibile: «Anche io potrei pensare di essere molto bravo e di dover guadagnare X. Ma se gli unici club che fanno l’offerta per me sono Bournemouth e Galatasaray, magari dobbiamo pensare che c’è qualcosa che non va». La chiosa è un crescendo: «Siamo rimasti un po’ delusi dall’atteggiamento di Nicolò. Ma ora c’è un’altra pagina davanti: la Roma è più grande di me, di Zaniolo, di tutti». Così parlò Pinto. Da romanista.

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