Anche a Roma occorre l'appoggio dato a Gasperini
Se è vero che i Friedkin vogliono muoversi su un “medio-lungo termine”, la sostituzione di Fonseca offre l’opportunità di avviare un percorso realmente diverso rispetto al passato
Il prossimo 14 giugno, Gian Piero Gasperini, allenatore dell'Atalanta, festeggerà il quinto anniversario sulla panchina della squadra bergamasca. Il tecnico piemontese non è l'esempio più fulgido della simpatia, ha un rapporto tutto suo, e molto contorto, con l'empatia, difficilmente te lo porteresti dietro per una serata tra amici ma i risultati del campo sono dalla sua parte. L'Atalanta, avversaria domani della Roma, domenica scorsa ha battuto - e scavalcato in classifica - la Juventus, confermando di essere una delle realtà più forti del calcio nazionale. Da diverse stagioni, ormai. Dal nulla a tanto, come rendimento. Da quando, non a caso, Gasperini l'antipatico è il suo allenatore.
A proposito: quando il Gasp firmò per l'Atalanta, sulla panchina della Roma c'era Luciano Spalletti. E mentre a Bergamo si è continuato ad andare avanti con quell'allenatore, a Trigoria si sono avvicendati Eusebio Di Francesco al posto di Lucio, Claudio Ranieri al posto di Di Francesco e Paulo Fonseca al posto di Ranieri. Quattro in cambio di uno, con risultati sportivi inferiori a quelli dell'Atalanta e con costi di gestione nettamente superiori.
Questo - ovviamente - non significa che Gasperini a Roma avrebbe fatto meglio di quanto (non) fatto dai suoi quattro colleghi, o che Gasp rappresenta il mio sogno sulla panchina giallorossa. No, questo semplicemente significa che spesso il problema vero di una squadra non è l'allenatore. Al punto che l'allenatore fatalmente diventa un problema reale se/quando il club non gli dà più forza. Oppure quando ne cambia uno a stagione o giù di lì. Come accadrà, nelle prossime settimane, con Fonseca. La Roma ha tutto il diritto e le ragioni per fare come le pare, ma forse una volta per tutte ci sarebbe bisogno di avviare con un tecnico un discorso (più) a lunga scadenza, più programmato. Il sostituto di Fonseca dovrebbe poter ragionare su più stagioni, non su un singolo campionato; dovrebbe avere sempre e comunque la società dalla propria parte; dovrebbe essere supportato e sopportato nei momenti delicati. Possibile? Di certo, non impossibile.
Se è vero che la Roma dei Friedkin vuole muoversi su un "medio-lungo termine", la sostituzione di Fonseca le offre l'opportunità di avviare un percorso realmente diverso rispetto al passato. Tutto sta a cogliere l'occasione individuando l'uomo giusto, e senza appiccicargli un'etichetta con la data di scadenza. Imperdonabile sarebbe toppare (ancora) la scelta.
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