Urla del silenzio
Ci sono curiosi movimenti intorno al nostro calcio, nuove alleanze e contrasti che si radicalizzano. In tutto questo c'è la Roma, che segue rigidamente ogni protocollo
Ci sono curiosi movimenti intorno al nostro calcio, nuove alleanze e contrasti che si radicalizzano. La Lega Calcio fatica a trovare l'armonia intorno alle fondamentali decisioni da assumere sull'assegnazione del nuovo triennio dei diritti televisivi e sull'apertura ai fondi che da una parte toglierebbero la sovranità ai club in cambio di un bel gruzzolo di euro e dall'altra garantirebbero anche una governance più manageriale. Ma mentre agogniamo manager più preparati al servizio di interessi condivisi non dimentichiamo che questa è anche l'Italia dei Lotito, dei Cairo, dei De Laurentiis e degli Agnelli, ognuno alla ricerca soprattutto del tornaconto della propria società.
Guardate gli ultimi due come si sono organizzati lo spostamento della sfida programmata per mercoledì fino addirittura al 7 aprile, senza che Lega e Figc ritenessero di dover obiettare nulla. Le partite non giocate andrebbero recuperate alla prima data utile per garantire la regolarità del campionato, non quando è più comodo ai presidenti e ai loro preparatori atletici. E guardate che accade sul fronte della doppia sfida tra Lazio e Torino, falsata all'andata, secondo quanto rilevato dal procuratore federale Chinè, dall'indebita presenza di giocatori biancocelesti che non avrebbero dovuto giocarla in osservanza dei protocolli antiCovid, e non giocata al ritorno, e quindi ora trasferita su altri tavoli a suon di carte bollate: così la decisione non spetterà più solo alla giustizia sportiva, ma sarà determinata anche dall'opportunità politica in base ai piazzamenti in campionato e alla capacità di aizzare le folle (del tifo o editoriali) dei loro presidenti.
E in tutto questo c'è una squadra, la Roma, che segue rigidamente ogni protocollo, rispetta ogni avversario a parole e nei fatti e ottiene vittorie su vittorie pagando dazio allo stress ogni settimana, senza che nessuno dei suoi dirigenti, per una scelta condivisibile in linea con la serietà dei comportamenti, abbia mai detto nulla o chiesto l'appoggio nei palazzi calcistici, e senza che mai l'allenatore abbia pensato di accampare una scusa, neanche se sollecitato in conferenza stampa. Noi speriamo che alla fine tutto questo paghi. Anche se, conoscendo certi polli da più tempo rispetto ai Friedkin, a Pinto o a Fonseca, qualche dubbio lo nutriamo.
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