Emozioni, quando arriva il Verona
Sfida d’altri tempi. Dibba dal dischetto, il Bomber, Bati, il 5-2 al Flaminio con Radice: scintille di tifo che torneranno
Questa sera il Verona. E, allora, la mente m'è volata alla prima partita contro gli scaligeri che ricordo: settembre 1982. La Roma la vinse grazie al rigore calciato, allo scadere, da Agostino Di Bartolomei. Ero un bambino ma, ancora oggi, conservo l'immagine di quel pranzo a casa di mia nonna. Con tutti gli altri parenti rimasti seduti al tavolino ben oltre il pasto mentre io e mio padre, invece, c'eravamo dileguati in salotto per ascoltare, alla radiolina, l'andamento di quella gara così difficile e risolta, non a caso, solamente nel finale.
Quel giorno, un giorno così lontano che si potrebbe dire di due vite fa, non ero allo stadio. Come questa sera. Solo che se in quell'occasione a tenermi lontano dall'Olimpico era stata una semplice questione di tempo – il mio primo abbonamento sarebbe arrivato già la stagione successiva – quella di oggi, almeno sugli spalti, non potrà vederla, dal vivo, proprio nessuno. Perché sarà un'altra partita giocata al centro del nulla cosmico. E allora perché non stemperare questo assordante silenzio con i boati delle altre sfide, giocate nella Capitale, contro il Verona a partire, proprio, da quel tiro dagli undici metri di Capitan Di Bartolomei? Perché, tolti quattro pareggi – ad esempio lo zero a zero del 1986 con errore di Pruzzo dal dischetto. O la gara d'esordio del secondo ciclo Spalletti – in campionato sono state ben tredici le nostre vittorie. E molte delle quali ottenute proprio alla fine di sfide palpitanti o a seguito di emozionanti rimonte.
Come nel maggio del 1984: Roma due volte sotto. Ma capace di riprendere il risultato in entrambi le occasioni fino al gol vittoria di Toninho Cerezo (autore anche della prima rete giallorossa). 1986: due a uno finale, sotto la pioggia. Veneti in avanti con un gol del poderoso danese Elkjaer ma prima una autorete di Ferroni e poi un eurogol di Sebino Nela regalarono la vittoria alla squadra di Sven Goran Eriksson. E ancora: 1997. Scoppiettante 4-3 raggiunto all'ottantanovesimo grazie al bolide di Candela dopo che i rossoblu, allora allenati da Luigi Cagni, erano stati anche in vantaggio. Di nuovo: aprile 2001. Camoranesi per loro. Ma poi, per noi, Montella, Batistuta e ancora Montella su assist sensazionale di Cafu. Finito? Macché, l'anno dopo ancora Verona avanti. Questa volta addirittura di due gol. Neppure loro sufficienti per riportare a casa un punto. Perché prima Assuncao, poi Cassano e infine, rete del definitivo sorpasso, ancora lui: Gabriel Omar Batistuta!
A proposito di grandi goleador come non ricordare il Roma-Verona del Bomber, 1988: ultima di Roberto Pruzzo – gara decisa da Lionello Manfredonia – con la maglia giallorossa: "106 volte grazie". O l'uno a zero siglato da Andrea Carnevale, gennaio 1992, nel giorno il cui la Sud espose il bellissimo striscione: "La Curva unita è il nostro atto d'amore. Ora tocca a voi se avete un po' di cuore".
Potrei andare avanti con altre sfide avvincenti ma ho troppo a cuore l'anno del Flaminio per saper, o voler, resistere alla tentazione di concludere questa carrellata ricordando il roboante cinque a due con cui la Roma di Gigi Radice, dopo aver steso la lazio una settimana prima, mise al tappeto anche i gialloblu. Botta di Bruno Conti su punizione, doppietta del tedesco volante – mattatore anche nel derby vinto – e, al rientro dopo l'infortunio, due volte Ciccio Desideri. Ricordo, di quel pomeriggio, il calore e il colore di quello stadio così piccolo ma così maledettamente affascinante, coinvolgente. La voglia, da parte di tutti i tifosi, d'aiutare la squadra a riconquistare ogni pallone con l'ardore e l'ardire di chi non mollerà mai. La passione di chi ci sarà sempre. La costante voglia di ricominciare. La spontaneità degli innamorati.
Tornerà tutto. Torneremo.
Perché nessuno se ne sarebbe mai andato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA