Due Punti: Juventus si diventa, maggiordomi si nasce
Da "accusare e criticare è l'alibi dei perdenti" alle proteste dopo Real Madrid-Juventus. Dalle dichiarazioni contro la Var all'invocazione della tecnologia in Europa.
Pietà. Almeno per rispetto della Roma di Turone, la Fiorentina di Antognoni, l'Inter di Ronaldo, il Milan di Muntari. Vedere la triade della Juve, nei secondi finali, a bordo campo al Bernabeu (peraltro non è un inedito, tutte le triadi lo hanno fatto), ai nostri occhi rappresenta l'arroganza di chi è convinto che il potere logora chi non ce l'ha. Sentire il club bianconero che si lamenta di un arbitraggio, facendolo con il presidente Andrea Agnelli che al fischio finale si è subito materializzato davanti a un microfono servente, è qualcosa che ci fa tornare alla mente quando l'ex presidente juventino Cobolli Gigli spedì una lettera (o forse erano due?) alla Figc per denunciare i torti arbitrali di una società che era appena salita dalla B dove era finita per Calciopoli. E, anche, ascoltare il coro dei maggiordomi che fanno sì con la testa, una testa che devono aver sbattuto da bambini con danni irreversibili, è un altro qualcosa che in un paese in cui la dignità fosse ancora un valore, dovrebbe essere inaccettabile.
Se ci appellassimo a una banale propietà transitiva, a tutto il mondo Juventus sarebbe semplice ricordare le parole che pronunciarono quando furono altri a denunciare i torti subiti, roba del tipo «accusare e criticare è l'alibi dei perdenti». Al motto di uno stile Juve che non è mai esistito se non nei maggiordomi di cui sopra. Gli stessi, più o meno, che in questi giorni stanno cercando di convincere di un falso. Perché, dottor Agnelli, quel rigore che sarà pure arrivato nei minuti di recupero di una partita in cui la Juve era stata straordinaria, quel rigore, era rigore. Netto. L'arbitro un errore lo ha commesso: quello di non aver mostrato il secondo giallo a Benatia. Questo dicono le immagini televisive, i fermi immagine, le fotografie, ma soprattutto l'onestà intellettuale.
Sentire nel dopo partita una versione del tutto diversa, fa male al calcio italiano, Juve compresa. Ascoltare il capo d'accusa nei confronti del designatore Collina (non dimenticate che è lo stesso che quando arbitrava ai tempi della triade moggiana, il club bianconero non lo voleva mai) è un qualcosa che suona male. Accuse durissime, come se il designatore dovesse farsi bello nei confronti dei palazzi forti. Ma il dottor Agnelli si ricorda chi è il presidente dell'Eca (l'associazione dei club europei)? È lui dal 2017, e ci può essere un palazzo più forte di quello dell'Eca? E ancora, dottor Agnelli, come mai dalla sabauda Torino abbiamo sentito dichiarazioni italiane contro il Var e, l'altra sera, abbiamo ascoltato l'invocazione dell'introduzione della stessa in ambito europeo?
Un'ultima cosa, figlia del nostro cuore romanista. Ascoltare l'altra sera associare i presunti torti arbitrali della Juve a quelli della nostra Roma (oltre che Milan e Lazio ma di questi ci interessa pochino), l'abbiamo presa come un'offesa. Non pretendiamo le scuse, non fanno parte dello stile Juventus, ci permettiamo solo una richiesta. Ovvero se in futuro sia possibile evitare di mettere insieme Juventus e Roma. Con tutto il rispetto, non ci piace. Perché la Roma è unica nelle sconfitte (tante) e nelle vittorie (poche).
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