Nun me passa. Nun me passerà mai. Indimenticabile

Impagabile incontrare facce sconosciute. Che ti sorridono, ti abbracciano, ti baciano, ti ringraziano e non sai bene perché, anzi lo sai: perché sei uno di loro

PUBBLICATO DA Piero Torri
12 Aprile 2018 - 06:29

Nun me passa. Nun me passerà mai. E come me pò passa'? Perché una partita, una notte, un'emozione così, l'aspettavo da una vita, diciamo da quel Roma-Dundee di trentaquattro anni fa e so bene che ce ne sono tanti a cui quella remuntada, per questioni anagrafiche, beati loro, gliel'hanno soltanto raccontata.

Perché ho passato la notte a rivedere quei novanta minuti da leggenda, seduto sul divano di casa, continuando a piangere come un bambino, esultando come non sapessi nulla, riascoltando quell'urlo dell'Olimpico che mi porterò per sempre nel cuore, la radio accesa a fare ancora più rumore e chissenefrega dei vicini.

Perché Dzeko che va a riprendere subito il pallone del primo gol che mi ha fatto ricordare un certo Batistuta e che, poi, alla fine, dice la mia Roma, è esattamente quello che penso quindi sono io. Perché Manolas che piange in panchina sta provando quello che sto provando io e con me qualsiasi tifoso romanista in ogni angolo del mondo.

Perché sono orgoglioso di avere un Capitano come Daniele De Rossi, capace di rappresentarci per quello che siamo, tifosi della Roma, quei tifosi che non perdono mai. Perché è coinvolgente ricordare e rivedere la festa nello spogliatoio dell'Olimpico, tutti per uno, uno per tutti, con Fazio, un argentino con la faccia da gringo che si va a prendere Silva per coinvolgerlo nella follia di essere della Roma.

Perché non ha prezzo la faccia di Messi, il più bravo di tutti, uscire dall'Olimpico con gli occhi di chi non ha capito come possa essere successo, e invece, caro Lionel, è successo, è tutto vero. Perchè il presidente Pallotta che esulta allo stadio, che abbraccia tutti, che si tuffa nella fontana di piazza del Popolo scortato da un popolo che piange, esulta, urla, ci ha regalato quello che gli chiedevamo da sempre, ha fatto una cosa da romanista.

Perché, dopo un'oretta scarsa di sonno, è meraviglioso svegliarsi e tuffarsi in una città colorata di giallorosso, i bambini negli asili con la nostra maglia, gli anziani che passeggiano con lo zuccotto giallo e rosso, i ragazzi che hanno un sorriso che neppure una notte con Belen gli avrebbe garantito, il barista che ti offre il caffè, l'edicolante che mette in bella mostra il nostro giornale, il tassista che se ne frega del traffico, l'autista dell'autobus che ti guarda e sorride.

Perché è impagabile incontrare facce sconosciute, facce stanche ma felici, facce che ti sorridono, ti abbracciano, ti baciano, ti ringraziano e non sai bene perché lo facciano, anzi lo sai perché sei uno di loro, come loro. Perché, perché, perché. Ma ce ne è uno che sintetizza tutto. E altri non è che il nostro titolo di ieri mattina: io sono un tifoso della Roma.

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