Roma senz'anima, ma adesso la società protegga Di Francesco
La Roma non sta in piedi e non regge l'impatto psicologico, ma se il tecnico uscisse indebolito da qualche dichiarazione pubblica gli effetti sarebbero devastanti
Nel giochino delle responsabilità stavolta finisce allo spiedo anche l'allenatore perché la Roma non sta in piedi, non regge l'impatto psicologico con le sue responsabilità, non riesce a trovare alternative (né tecniche né dinamiche) al suo gioco quando trova squadre che chiudono bene le linee di passaggio, come ha fatto bene il Milan ieri per tutto il primo tempo, e quando cerca soluzioni d'emergenza aumenta solo il numero degli attaccanti in campo, il più delle volte liberando ulteriori spazi nevralgici, come ha sottolineato maliziosamente anche Gattuso a fine partita. E questi sono dati di fatto, non pareri. E la responsabilità principale non può che essere dell'allenatore, come Di Francesco stesso senza fare troppi giri di parole, e con l'umiltà che lo contraddistingue, ha riconosciuto nelle interviste finali. Ma se qualcuno pensa che la Roma risolverà i propri problemi mettendo in discussione il suo tecnico invece di guardare con maggior profondità ai motivi che ogni anno ci riportano alle stesse considerazioni farebbe un grosso errore.
L'allenatore indubbiamente adesso dovrà trovare le soluzioni per uscire da un'involuzione che alla vigilia delle sfide con Napoli, Torino e Shakhtar preoccupa parecchio. Ma in questi giorni, nelle chiacchierate che faranno Monchi e Pallotta a Boston e in tutte le altre riflessioni interne, i dirigenti comincino a pensare a una progettazione diversa, senza rimettere nuovamente in discussione l'impianto generale, ma individuando da subito (e senza aspettare le offerte delle società che vorranno far la spesa a Trigoria) gli uomini da vendere e quelli da acquistare per rifondare una squadra che adesso appare priva di anima, amore, passione, amor proprio, professionalità, attaccamento. E una strada potrebbe essere proprio quella di dar maggior forza al tecnico, perché a maggio bisogna arrivare con lui e se uscisse indebolito da qualche dichiarazione pubblica passerebbe un messaggio devastante. La bella Roma che abbiamo visto molte volte in campo, l'ultima per 50 minuti in Ucraina, è opera sua. A lui tocca ora trovare le soluzioni. Alla società proteggerlo.
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