Giochi di palazzo, cresce il partito contro Tommasi "il sindacalista"
Massimo Ferrero: «Damiano è persona per bene Ma il calcio non dev’essere politica»
Nella corsa alla presidenza della Federcalcio, ieri è stato il giorno delle riflessioni. Mentre i tre candidati proseguono le loro manovre di avvicinamento, ognuno con il suo carico di voti e possibili alleanze, il resto del mondo del calcio fa i conti. E si accorge che, al momento, l'ipotesi più plausibile è il commissariamento della Federazione. Una possibile soluzione emersa subito dopo la mancata qualificazione della nazionale italiana ai Mondiali in Russia e le conseguenti dimissioni di Carlo Tavecchio, ma che con il passare dei giorni aveva perso potenza. Lo scenario che si delinea ora che le candidature sono chiuse è di nuovo quello che richiama l'intervento dell'uomo forte che viene dall'esterno. E che spariglierebbe le carte in tavola.
Per questo ieri Claudio Fenucci, amministratore delegato del Bologna ed ex dirigente della Roma, ha chiesto «una pausa di riflessione. Serve più tempo di quello che c'è da qui all'assemblea elettiva. Vediamo - ha aggiunto Fenucci a Sky - se si riuscirà a spostare in avanti la data, anche se non so se ci sono i termini per il commissariamento. La Lega di A ha fatto passi avanti, dandosi un nuovo statuto: ma siamo ancora divisi sui nuovi dirigenti, noi con altre piccole e medie ed alcune grandi siamo convinti debbano essere personaggi esterni al nostro mondo. Quanto alla Federazione, se non si riuscirà a spostare in là la data delle elezioni – ha concluso il dirigente del Bologna - è difficile immaginare ora su quale dei candidati convergere».
Ieri, intanto, si è riunito il Consiglio della Lega di Serie B in un incontro che è servito più che altro per ribadire la volontà, già espressa dal neo presidente Mauro Balata, di rafforzare l'asse con la Lega di Serie A, con il neanche troppo celato obiettivo di far sentire la propria voce nella scelta sofferta del presidente della Figc. Che per il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero non potrà essere Tommasi: «Tommasi è una persona per bene, solare. La mia opinione però è che il calcio sia sport, divertimento e non sindacalismo. Lui potrebbe essere un grande presidente a patto che non mischi politica e sport, perché lo sport non è politica». A forza di ripeterlo, qualcuno alla fine ci crederà. E considererà la presidenza dell'Aic come il motivo della mancata elezione di Damiano Tommasi alla presidenza della Federcalcio. Due giorni fa era stato Giancarlo Abete a lanciare la candidatura di Gravina e Sibilia perché Tommasi «da sindacalista non riesce a far transitare il messaggio delle società«. È strano, però, che l'unico candidato finora a denunciare una possibile ingerenza del momento politico nella corsa alla presidenza della Federcalcio sia stato proprio l'ex romanista, che qualche giorno fa ricordava: «Purtroppo l'elezione del nuovo presidente federale s'inserisce nella campagna elettorale per le Politiche. Non è una buona cosa: c'è il riflesso delle promesse elettorali, può essere un elemento di disturbo».
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