Dzeko-Schick, coppia d'assi. Sono perfetti per il 4-3-3 di Di Francesco
Il parere di Lo Monaco. Patrick predilige partire da destra
Per capire quale sia la zona di competenza preferita di Patrick Schick potremmo usare un metodo scientifico o uno più empirico. Il primo è osservare la cosiddetta heat map dello scorso anno, e cioè quel grafico colorato con zone di campo più chiare o più scure a seconda dei punti del terreno di gioco calpestati da un determinato calciatore nel momento in cui ha la palla. Ebbene, l'attaccante l'anno scorso alla Sampdoria ha stabilito che la sua tana preferita fosse la zona intorno al limite dell'area un po' decentrata sulla destra. È lì che Giampaolo gli aveva riservato spazio nelle 35 presenze (di cui solo 14 dall'inizio) sommate nella sua prima stagione nel calcio italiano. Da lì ha fatto tutti i suoi gol, 13, e i suoi assist, 5.
L'altro metodo, più semplice, consiste nell'andare a riguardare gli ultimi 14 minuti di Chievo-Roma, quando con l'ingresso di Ünder, la Roma si è assestata sul 4-2-4 con due attaccanti esterni (il turco e Perotti) e due centrali, il ceko e Dzeko. E dove si è "naturalmente" sistemato il gigante di Praga? Ovviamente nella zona di centrodestra dell'attacco giallorosso. Schick è perfetto per star lì. E quello è esattamente il ruolo pensato per lui da Di Francesco senza che l'allenatore abbia mai pensato neanche per un attimo di cambiare sistema di gioco. Di Francesco è un tecnico moderno che ha un'idea precisa dei tempi delle giocate e degli spazi da occupare in campo. Il suo 4-3-3 è un vestito che si adatta perfettamente ad ogni tipo di partita, con caratteristiche diverse a seconda degli interpreti messi in campo.
In assoluto, va detto innanzitutto che gli esterni d'attacco ideali nel suo sistema giocano molto vicini alla punta centrale e, nel movimento base, prendono la palla spalle alla porta e si girano proprio verso la punta per un palleggio con diverse varianti o per puntare direttamente la porta, lasciando spazio agli inserimenti esterni di intermedi o terzini. E questo già facilita l'inserimento di Schick, come abbiamo visto naturalmente portato ad agire in quelle zone. Logico poi pensare che se giochi, per esempio, Ünder da esterno alto di destra, la sua naturale tendenza tecnica lo porti a volte anche a cercare di puntare il fondo in uno contro uno mentre Schick sarà più portato a cercare il dialogo con la punta e ad andare meno sull'esterno.
È pur vero che in fase di non possesso per il ceco sarà diverso il lavoro da svolgere se giocherà da esterno o da centravanti. Nel primo caso, avrebbe anche dei precisi compiti di copertura soprattutto di fronte a terzini avversari particolarmente intraprendenti, come ad esempio è successo anche a Verona; nel secondo non sarebbe costretto a lunghe rincorse all'indietro, ma dovrebbe limitarsi, come fa Dzeko, a pressare il portiere avversario e a volte a contrastare la prima impostazione dal basso. Ma non può essere ovviamente questa la discriminante per un ragazzo di ventun anni alla sua prima esperienza in una squadra di livello internazionale.
L'ultima considerazione riguarda infine l'approccio scientifico della metodologia di Di Francesco. Dal primo giorno di lavoro a Pinzolo, il tecnico ha lavorato su questo sistema di gioco convinto com'era che sarebbe stato perfetto anche per la presenza di diversi esterni offensivi nella rosa. Se si cambiasse adesso sistema si dovrebbe ricominciare da capo con le esercitazioni. E molti attaccanti non avrebbero più spazio.
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