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Roma matrigna fischia se stessa

Pellegrini e Cristante: "motivi” diversi, comune percezione

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Mauro De Cesare
03 Ottobre 2024 - 07:00

Roma, in “todo”, continua ad arrovellarsi sulla “domanda delle cento pistole”: perché i fischi a Pellegrini e Cristante? Partiamo dal presupposto che sono immeritati e non giustificati. Ma un paio di riflessioni, forse possono portare a districare un po’ la matassa.
Quasi facile, direi, parlare di Lollo Pellegrini. Fino a due anni fa uno dei più forti giocatori italiani. José Mourinho ne avrebbe voluti tre. Una concomitanza di fattori negativi lo ha fatto finire nell’occhio del ciclone. Anzi dei fischi. A cominciare dai molti infortuni e, senza che troppi se ne siano accorti, il fatto che abbia giocato quando forse il suo posto sarebbe stato su una comoda poltrona. Sacrificandosi.

Lollo ha avuto, poi, due immense sfortune: arrivare dopo la Leggenda, Francesco Totti, e dal capitano dai “bulloni roventi”, Daniele De Rossi. Chiunque fosse arrivato dopo loro, avrebbe avuto vita difficilissima. Due stagioni sottotono lo hanno portato alla convivenza con la contestazione. Quella parte di “Roma matrigna” non lo sta di certo aiutando. È romanista, nato romanista, indossa la maglia giallorossa, ha la fascia al braccio. Basta per poter dire che contestarlo a ogni piè sospinto, è dannoso per tutti.

Molto diverso il discorso su Cristante. Un giocatore che ogni allenatore fa sempre giocare, non solo nella Roma ma anche in Nazionale. Ma in questo caso, molto personalmente, lo vedo impiegato in un ruolo non completamente in linea con le sue caratteristiche tecniche. Bryan (che da anni, facendo le corna, non si è mai infortunato a livello muscolare) manca del dribbling stretto, strettissimo. Basta che il centravanti avversario lo venga a chiudere in fase di partenza dell’azione, che tutta la manovra della squadra viene rallentata. Cristante è forte, personalmente lo vedrei bene come mezzala destra.

Rubo a Wikipedia, le caratteristiche che fino al 2012 aveva il nostro regista basso: David Pizarro, il Pek. “Era un regista davanti alla difesa, dotato di una ottima tecnica individuale, bravo a dettare i tempi di gioco, esperto in lanci di lunga-media distanza, controllo e difesa della palla, era dotato di un fisico possente nonostante l’altezza, che gli consentiva di vincere contrasti. Era ostinato nei doppi passi e nella gestione della palla, caratteristica che talvolta lo portava a rischiare il possesso anche in zone del campo “pericolose”, era solito attendere il diretto avversario per poi eluderlo con un dribbling in modo da creare la superiorità numerica per l’avanzata centrale palla al piede o il lancio lungo. Era anche un buon tiratore di punizioni e rigori. Mentre tra i suoi difetti figurava la propensione ai cartellini data la sua foga e la sua aggressività e una velocità non eccelsa”. Vero, ma il Pek faceva camminare la palla, dopo una delle sue indimenticabili “veroniche”.

La soluzione per questo possibile “vuoto” nella “rosa” della Roma? C’è un solo giocatore che ha nelle corde tutte le caratteristiche per il ruolo: Manu Koné. Ha fisico, gamba, tecnica, velocità, sa cambiare in maniera rapidissima la direzione del dribbling, sa trovarsi con la difesa avversaria davanti a sé per poter decidere dove indirizzare il gioco: su quale fascia o al centro.
Ora, dopo aver provato a “leggere” cosa ci sia dietro i fischi a Pellegrini e Cristante, mi viene facile un invito ai romanisti: sono due di noi, attaccati come pochi alla maglia, fischiare loro è fischiare la Roma.

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