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La fortuna di giocare la partita con Kovacs, un arbitro europeo

L'analisi del fischietto della gara più importante della stagione. Dal precedente con lo Zorya alla direzione magistrale di Manchester City - Real Madrid

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
25 Maggio 2022 - 08:16

Scorriamo placidamente il curriculum del romeno Istvan Kovacs e restiamo sereni. Consola l'idea che la gara più importante della stagione (del decennio, del millennio, della vita) della Roma si giochi in terra straniera e con un arbitro non italiano. Nella recente Manchester City-Real Madrid, partita pazzesca con sette reti e cento episodi, l'arbitro fu giudicato tra i migliori in campo, con la prodezza del vantaggio concesso dopo un fallo su Zinchenko con decisione fulminea che ha finito per premiare il gran gol di Bernardo Silva. Con la Roma l'abbiamo visto contro lo Zorya, 4-0, poco da segnalare e tutti a casa.

Ma oltre alle sue evidenti doti, Kovacs ha di bello che non frequenta troppo l'Aia e l'ambiente degli arbitri italiani. Che per quanti sforzi facciano per cercare di migliorare la propria credibilità proprio non ci riescono. Ieri sono arrivate le dichiarazioni del designatore Rocchi che oltre a stigmatizzare tra gli altri gli episodi che hanno premiato la Lazio a La Spezia e penalizzato la Roma a Firenze («quel tocco di Karsdorp non può mai essere rigore») ha detto pure che «c'è chi ha fatto di tutto per crearci problemi, per fortuna una buona fetta del mondo del calcio ci ha dato una mano». Chissà a chi si riferiva il designatore dividendo buoni e cattivi. Noi un'idea del cattivo ce la siamo fatta.


Ad esempio, ci risulta che le parole del presidente Gravina al Romanista di un paio di giorni fa («A me Mourinho fa simpatia, qualche volta esagera, ma se prendi il buono delle sue parole ti stimola sempre una riflessione») non siano piaciute per niente all'Aia e, nello specifico, a diversi arbitri influenti. «Ma come - il pensiero condiviso con amici - quello ci insulta, ci crea diversi problemi, e il presidente federale dice che gli fa simpatia e le sue parole sono uno stimolo alla riflessione?». Sacrilegio! E invece Gravina ha perfettamente centrato il punto: Mourinho a volte esagera, è vero, ma le sue parole vanno al centro del problema.

Non si è capito bene quale sia la causa e quale l'effetto, ma anche ad osservatori neutrali ormai pare chiaro che dalla stizza e dal risentimento arbitrale nei suoi confronti discendano una serie di decisioni che appaiono mirate a complicargli la vita. E questo è un problema che alla Roma è costato parecchi punti (più dei sette che, ad esempio, separano dal quarto posto della Juventus) e che in vista della prossima stagione andrà risolto. Intanto la Roma (con Mourinho) si gode la sua bella finale, con la serenità che a dirigere sia stato chiamato un fuoriclasse d'oltreconfine. Che farà bene o magari sbaglierà, ma che siamo sicuri tratterà con la stessa attenzione le due squadre che dovrà dirigere.

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