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Tutti insieme: questa notte è ancora nostra

Domani noi romanisti saremo una cosa sola: chi andrà allo stadio e chi non potrà farlo. Con la voglia e la necessità di metterci tutto l'amore che c'è

PUBBLICATO DA Danilo Per la Roma
04 Maggio 2022 - 11:12

Domani sera tutti i Romanisti saranno una cosa sola. Gli adolescenti già senza voce prima ancora della partita e che non vorrebbero essere da nessun'altra parte al mondo se non proprio lì, allo stadio, in quel momento. Le famiglie che ceneranno presto per poi disporsi, ognuno al solito posto, intorno al televisore. Gli innamorati stretti su un motorino a girare intorno alle macchine sulla Tangenziale verso il loro settore d'ingresso. Gli amici, a gruppi, al solito posto, la solita ora, le solite cose. Tutte belle. E un padre che non parla più con l'ex moglie ma che, in doppia fila davanti al suo portone, aspetterà il figlio pieno di felicità già solo al pensiero del vederselo camminare incontro con la sciarpa giallorossa al collo. «Ciao papà, andiamo!»

Già, andiamo. Andranno. Andrete, andremo tutti. Tutti quelli che potranno, che avranno potuto. Ma anche, con il pensiero e soprattutto con il cuore, quelli che avrebbero voluto. Quelli costretti dentro un letto d'ospedale a cui sembrerà, però, di poter correre con le gambe dei calciatori, quelli stipati su un mezzo pubblico sperando di non arrivare tardi a casa. Quelli con il turno di lavoro e l'auricolare nascosto nell'orecchio. E le nonne in finestra, con i gomiti poggiati sui davanzali, a veder sfilare le bandiere al vento fuori dai finestrini mentre i clacson faranno da colonna sonora ad una città mai così ferma, mai così in movimento.

Ci incontreremo, tutti, dentro quel caos calmo. Arrivando ognuno da un punto di Roma differente. Con la voglia, e anche la necessità, di smezzarci le paure ma pure di mettere insieme tutto l'amore che c'è, che c'è sempre stato e che c'ha tenuti uniti pure quando qualcuno ci raccontava cambiati, persi. Stronzate. La realtà è che dovrebbero parlare dei Romanisti solo quelli che ci vivono dentro, quelli che standoci in mezzo non si sentono a disagio, quelli che non li guardano con diffidenza, supponenza. Quelli che, insomma, vivranno tutta la giornata di domani con il battito del cuore accelerato, un piacevole fremito addosso e lo sguardo – sempre – rivolto all'orologio in attesa di poter pronunciare le due parole che smaniavano di dire da giorni…
«Io vado».

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