Transizione sgradita
Il momento giallorosso è un film già visto. Pesano la questione arbitrale e la rosa a disposizione di Mourinho, ma c'è ancora la Conference League: forza Roma
Lavoro al pubblico, vivo in mezzo alla gente, ascolto le voci, sento l'aria che tira, partecipo alle conversazioni fra i tavoli di una trattoria; la gente è stanca. È questo un momento che arriva sempre, in ogni campionato, ed è il punto nel quale il tifoso molla tutto e si arrende al fatto che anche questa sarà l'ennesima stagione di transizione. La parola più brutta che il Romanista possa sentire per descrivere la condizione presente è proprio questa: transizione. È come la diagnosi del primario, non mortale, magari lo fosse, ma di coma permanente, uno stato vegetativo che ci condanna per sempre a transitare e a rimanere in eterno quello che siamo e siamo sempre stati: una squadra e una società contorte e inespresse, con il pubblico più innamorato del mondo. Vi dico che sui risultati pesa certo la fastidiosa questione arbitrale, inutile schivare l'argomento; ci mancano un sacco di punti, ma tanti proprio. Se ce li ridessero saremmo addosso al Napoli. È andata peggio del primo anno di Zeman.
Le ultime esternazioni di mister Mourinho, che forse saranno arrivate alla stampa perché lui ha voluto così, hanno avuto l'effetto di una bomba. Ma a me non hanno affatto scandalizzato; dice che abbiamo una squadra scarsa, ed io sono perfettamente d'accordo, 5/6 elementi dell'11 titolare vanno defenestrati. Io sono per proteggere i giocatori, ma quando questi sono giocatori, quando questi invece sono mezzi giocatori, allora è giusto che vadano a prestare la loro opera lontano da qui. Cristante e Veretout non sono Gerrard e Lampard, e un allenatore che lo dice non parla contro i nostri interessi. Mourinho non è un aziendalista, e se deve dire a dei giocatori di serie A come muoversi in campo, credo che sia giusto chiedersi se abbia davvero a che fare con giocatori di serie A. Se si possono avere giocatori forti nella mia squadra io li vorrei, perché si vince solo con i giocatori forti, non vi fate prendere in giro. Dietro i due gol presi contro l'Inter non c'è nessuno schema, gli allenatori non c'entrano, si tratta solo di giocatori veramente forti e basta. E noi da qui abbiamo visto partire troppi campioni, è ora di invertire la tendenza. Sulla questione gioco la Roma non eccelle, ma non è che mi aspettassi di vincere col gioco, i maghi in panchina li abbiamo avuti e qui non hanno funzionato, mi aspetto di vincere anche giocando meno bene. O anche male, se necessario. Questo momento è in realtà un film già visto: Mourinho che difende Zaniolo mi ricorda Capello che dai giornali strillava perché la Roma era maltrattata dagli arbitri e chiedeva che capitan Totti venisse protetto di più. L'Italia intera lo fischiava ma ce lo invidiavano tutti. Il vero romanista, quello cresciuto con i valori giusti, dà un appoggio eterno alla squadra ed è proprio in momenti come questo che mi accorgo di quanto amore inutilizzato c'è a disposizione di questi colori. Allora daje, sarà pure l'ennesima stagione di transizione, ma non è ancora finita. Siamo fuori dalla Coppa Italia, siamo fuori dalle zone alte della classifica, ma c'è ancora la Conference, clamorosa occasione per riguadagnare una finestra europea altrimenti inaccessibile per noi. E sempre Forza Roma.
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