Quei lampi di Pellegrini e l'inno dentro di noi

Il prepartita di Roma-Empoli ha spiegato che potete vietare che la nostra canzone sia diffusa dagli altoparlanti ma non potete rimuovere quella lirica da dentro ognuno di noi, che la custodiamo come la cosa più cara

PUBBLICATO DA Sandro Bonvissuto
09 Ottobre 2021 - 10:07

Contro l'Empoli, quando ho visto Abraham scendere per aiutare il centrocampo, ho riacquistato subito la fiducia nel futuro e nella specie umana. I problemi ci sono comunque; vorrei che Mancini stesse fra il pallone e l'attaccante, non alle spalle di quest'ultimo. E non serve la scuola calcio, a noi ce l'ha insegnato il prete alla colonia estiva del Don Orione. Darboe serve sempre il compagno più basso, così per salire dalle fasce ci mettiamo il doppio. Poi Pellegrini dà una palla pazzesca a Zaniolo e per un attimo mi è sembrato di rivedere in campo il Capitano, l'unico; i mostri, anche quando non ci sono più, lasciano comunque un grande eredità estetica a chi viene dopo di loro, che non deve andare sprecata. E mentre riflettevo su sta cosa Abraham tira un termosifone in ghisa sulla traversa che momenti butta giù la porta. Calciando quasi da casa sua come, come faceva Batistuta. E niente, per questo ragazzo legni su legni. Un calcio d'angolo di Zaniolo battuto molto bene, Mkhitaryan che dà spettacolo, e finalmente l'intensità che vuole il Mister. Ma al 65° se ci fosse stato un altro al posto di Mancuso avremmo preso il gol. E poi il giallo a Zaniolo a rovinarci la serata. Più che assurdo, direi inquietante. Ma quest'anno sarà così, stiamo antipatici. Ogni tanto inquadrano Andreazzoli, un uomo che ha fatto parte della nostra storia, ma a cui non riesco a voler bene, forse per limiti miei personali. E non perché abbia perso; in tanti l'hanno fatto. E noi siamo i più bravi del mondo a voler bene proprio a chi ha perso. Ma credo che lui non abbia saputo farlo.

La Lega calcio vieta l'inno della Roma allo stadio, un ente che ha dato i diritti di sfruttamento dello spettacolo pallone a una televisione che non ha nemmeno i mezzi tecnici necessari per rispettare il capitolato dell'appalto ricevuto, si permette di dire che noi però non possiamo ascoltare l'inno della Roma allo stadio. Bene, il prepartita ha spiegato a lor signori che potete vietare che la nostra canzone sia diffusa dagli altoparlanti ma non potete rimuovere quella lirica da dentro ognuno di noi, noi che la custodiamo come la cosa più cara. Alla fine con questo divieto ci hanno fatto solo che un favore, rivelando a tutta Italia che noi andiamo allo stadio solo per cantare in coro quel nostro motivetto con le sciarpe e le bandiere al vento; l'esito della partita viene in secondo piano. RomaRomaRoma è l'inno nazionale del nostro popolo. Quelli che gli importa solo della Roma. Quelli che non seguono il calcio, e nemmeno gli altri sport. E non è una marsigliese, quello è un canto di libertà, il nostro è un inno di schiavitù a questo amore, un canto di lavoro in stile agricolo o marinaresco: ci siamo stati, ci stiamo, ci staremo. E nessuno può farci niente. Noi meno che mai. Va bene così, l'ha detto anche l'Ammiraglio, canteremo senza base. Infine Fienga non è più l'ad della Roma. In generale questa presidenza misteriosa che parla coi fatti invece che con la stampa si sta allargando e mi convince sempre di più. Buona settimana a tutti, senza partita, quelle settimane che non passano mai. E forza Roma comunque e dovunque.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CONSIGLIATI