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Cesari: "Confusione non ammissibile, così non è Var"

Intervista all'ex arbitro. Dal rigore di Simeone a Roma-Samp: solo errori. "Ramirez? Uso improprio figlio di Firenze e del caos da protocollo"

PUBBLICATO DA Gabriele Fasan
13 Novembre 2018 - 09:15

Var o non Var. Questo è il problema? Neanche per sogno, «il protocollo è il grande problema», secondo l'ex arbitro e oggi commentatore tv Graziano Cesari. Anche perché alla Var ormai ci siamo tutti abituati, un po' come ci siamo abituati a vedere una partita da uno smartphone o a viaggiare in un treno ad alta velocità. Questione di tecnologia e di evoluzione. Oltre che di credibilità. Perché si era arrivati, quasi, a questo. E questione di risposte, soprattutto, quelle da dare alla gente: «Bisogna dare certezze sia agli spettatori che ai giocatori, che sono dei professionisti: se ti fanno una domanda devi rispondere perché hai dato o non hai dato un rigore. Non puoi solamente dire al giocatore "vai via, è rigore o non è rigore"».

L'applicazione della tecnologia durante Roma-Sampdoria ha fatto discutere. Da un lato Marco Giampolo ha protestato perché a suo modo di vedere il rigore era da assegnare, dall'altro la squadra giallorossa, che a Firenze si è sentita derubata per la decisione di Banti di non andare a rivedere il rigore del pari dei viola. Domenica pomeriggio all'Olimpico dirigeva la gara Irrati, lo stesso che - per inciso - non andò a rivedere il fallo di Skriniar su Perotti nella scorsa stagione in Roma-Inter (il minimo comun denominatore di questi due episodi è Daniele Orsato di Schio, che era in entrambe le occasioni al Var). Ma stavolta è andato per ben due volte a consultare il monitor a bordo campo. Irrati e Rocchi, infatti, all'Olimpico hanno deciso che fosse bene rivedere le immagini. Una decisione probabilmente anche figlia del rigore concesso a Simeone per il "fallo di faccia" di Olsen a Firenze, che non è stato nemmeno rivisto dall'arbitro Banti: «Lo è, è figlia di tutta la confusione che c'è adesso ingenerata dalle nuove direttive. Si può parlare di compensazione o di sudditanza perché l'utilizzo del Var è complicato, dovrebbe essere più semplice».

Nello specifico i due episodi contestati, uno per parte, hanno penalizzato entrambe le squadre: «Ma non è una questione di squadre, ovviamente, dev'essere una questione di coerenza». Discutibile il rigore concesso e poi tolto alla Sampdoria per un contatto tra Manolas e Ramirez, in cui il greco fa il possibile per non toccare l'avversario, che sembra in ogni caso cercarlo: «La Var è stata usata in maniera illegittima, stando al protocollo, perché non è un "chiaro ed evidente errore": il contatto c'è, indipendentemente da quello che decide l'arbitro, che ha la discrezionalità dalla sua parte. Come valutazione, se fosse stato un chiaro ed evidente errore avrebbe dovuto ammonirlo. E sempre protocollo alla mano in quei casi deve solo decidere l'arbitro, che vede l'impatto e vede se un calciatore accentua o meno una caduta».

Situazione diversa, invece, secondo Cesari, quella del fallo di mano di Colley sul tiro di El Shaarawy nel secondo tempo di Roma-Samp: «Secondo me Irrati ha fatto molto bene ad andare a rivederlo, perché Rizzoli ha consigliato di riguardare i falli di mano. Nell'episodio specifico di Colley si vede che il giocatore fa un movimento indietro e forse la palla va a finire prima sul corpo, quindi è assolutamente involontario». Quello che è chiaro, però, è che l'anno scorso in tutti i casi citati ci sia stato il ricorso alla tecnologia, dunque il protocollo è tornato indietro e le polemiche sono aumentate e aumenteranno: «Sì, in questa stagione troppe cose non sono andate bene, purtroppo. A me non vanno bene le incongruenze, devono andarci sempre a rivedere o comunque tramite il silent check. O si usa sempre o non si usa mai, così non è Var. È uno strumento peggiorato, qualcosa va rivisto assolutamente. È assolutamente necessario cambiare, così la classe arbitrale perde di credibilità. Speravo molto nella Var, è un mezzo meraviglioso. Anche noi ci stupiamo di come viene usata. La confusione nell'ambiente arbitrale non è ammissibile, genera mancanza di trasparenza e non va per niente bene».

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