Il senso della squadra di Fonseca
L’immagine più bella di ieri è una provocazione: Juan Jesus che si appassiona con l'arbitro chiedendo un corner sul 3-0. Questo è. Questo fa la differenza
Bologna. Bologna, pensare subito e soltanto al Bologna. Ieri è andata, ora testa, gambe e cuore al Dall'Ara. Semplice. Ma è così. Punto. Questa è la lezione di ieri e proprio quella che arriva dal secondo tempo perché ha raccontato di una squadra che quando si è messa di buzzo buono a fare quello che doveva fare è diventata bellissima. Sono solo l'impegno e il dovere che ti fanno volare. Dietro l'ispirazione c'è solo il sudore, non il caso, né il talento.
Poesia del pane. Pare (pare eh) che la Roma lo stia capendo: perché più degli strappi prepotenti finiti non nell'inerzia dello slancio, ma nella lucidissima controsterzata di un assist, di Zaniolo, più della corsa sghemba, anarchica e morbida diventata utile, produttiva e funzionale di Kluivert, della luminosità ritrovata in campo e sul volto di Dzeko, e di tante altre cose (ci sono pure un paio di ricami di Pastore alla Pastore, un lancio che è pallone, che è uno squarcio nel buio, un tocco fatto con le sinapsi prima che con lo scarpino di Pellegrini, e la rinomata - oramai - poesia proletaria di Cristante) c'è il senso di squadra di questa Roma di Fonseca.
L'immagine più bella di ieri è una provocazione: Juan Jesus che dal suo posto in difesa si appassiona con l'arbitro chiedendo un tocco di un turco per un calcio d'angolo non dato sul tiro deviato di Pellegrini col risultato che stava sul 3-0. Questo è. Questo fa la differenza. Dzeko che cerca di far fare gol a Cristante piuttosto che smaniare per la doppietta personale. Questo è. Questo conta: la Roma. Certo una mezza cosa in più su Zaniolo va scritta: un anno fa esordiva a Madrid tra lo scetticismo generale, prima ancora era arrivato nell'indifferenza e quasi tra le pernacchie, solo l'altro ieri era già obbligato a riprendersi la Roma perduta per colpa di Mkhitaryan dopo che quest'estate era stato già servilmente venduto alla Juventus.
Stronzate. Zaniolo (e in parte Kluivert) sembra - finora - il risultato più bello di Fonseca. Anche il suo ingresso giusto col Sassuolo va in questa direzione: la trasformazione di un talento in un giocatore. La forza ragazzina che non esplode e basta ma che diventa trama, pausa, pallone. Che poi a noi del pallone ci frega il giusto, conta la Roma. E ieri è stato molto romanista: lo stadio vuoto ma la Sud piena di giovedì sera e strainnamorata della Roma e di questa coppa. Sono serate così che fanno la differenza. W la Coppa Uefa, abbasso chi va a vedere Messi. Nessuna patente a nessuno, è così. E comunque tutti a Bologna. Sta pure vicino a Ferrara, dalle parti di Cluj.
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