Cogito Ergo Sud

L'Europa per forza

Quello che è successo in settimana ha chiuso un cerchio che non andava aperto. Torniamo ad essere quelli di... Tirana

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Tonino Cagnucci
19 Aprile 2025 - 06:00

Se c’è una partita romantica nella nostra storia è Roma-Verona: è stata l’ultima di Pruzzo, di Agostino, quella dell’ultimo gol di Conti, l’ultima prima di Roma-Liverpool, l’ultima prima della demolizione del muretto del Cucs la prima di De Rossi da allenatore (Viva Daniele). Forse è troppo farla diventare la prima partita dopo “il Bodo”. Forse. Forse no. E non per un mero discorso di sacrosanta rivalità sportiva (vedo finalmente che tanti romanisti “superiori” a certi istinti si sono sciolti) ma per amor proprio, proprio – paradossalmente – per amor proprio.  S’è chiuso un cerchio che non andava aperto. 

È stata lucidata la coppa di Tirana che era stata definita la coppa dei settimini, il trofeo di un dio minore (quando Mou è quello maggiore), quello in cui abbiamo battuto il Feyenoord che poi ha mandato in Conference proprio chi “non ci era mai andato”, fino al Bodo con quell’onta che pure noi avevamo già lavato vincendo girone, prendendoci la qualificazione e poi la coppa. Quindi oggi, che uno dovrebbe pensare solo a Roma-Verona, pensare ancora a quello che è successo giovedì sera oltre a sfottò, meme, goliardia, bodo shaming vari può essere un modo per capire che davvero è Tirana è per sempre. Che ha un valore e un sapore che non dobbiamo dimenticare, innanzitutto per non sminuirci (la cosa peggiore è che certe cose le hanno dette i romanisti come i laziali) e poi perché è quello che abbiamo smarrito: il sapore della vittoria. Amor proprio e vittoria. Ce l’abbiamo questo senso, questo retrogusto, questo obiettivo a Houston, a Liverpool o a Trigoria? 

Se c’è una partita romantica da giocare non è questo Roma-Verona soltanto da vincere, in qualsiasi modo, anche male. E poi, senza rime o scuse, ma col cuore leggero di chi ha superato (benino) pure il derby provare assolutamente ad arrivare in Europa. Perché giovedì ci siamo ricordati meglio cosa ha significato e cosa è per noi l’Europa, perché dopo Tirana c’è stata pure Budapest, perché la Roma e i romanisti non hanno solo tanti conti, ma ancora più cuori in sospeso, perché la partita più romantica sarà un giorno quella finale da rigiocare. E da vincere.

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