Cogito Ergo Sud

L’ultima volta di Ago

“Ti hanno tolto la Roma, non la tua curva” recitava lo striscione del Commando Di Bartolomei alza la quinta Coppa Italia della nostra storia, con un sorriso triste. E se ne va

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Tonino Cagnucci
18 Aprile 2025 - 06:29

Roma-Verona sarà per sempre l’ultima partita di Agostino Di Bartolomei con la Roma. L’ultima partita di Nils Liedholm prima di tornare al Milan e dopo aver allenato un sogno per cinque anni. La quinta Coppa Italia, alzata con due braccia e tenuta con una mano dal Capitano prima dell’ultimo giro di campo finito sotto la Sud. Tutto troppo poco per quella Roma che aveva quasi preso con le mani la Coppa dei Campioni, e troppo poco per l’amore di Ago. Se n’era andato il sogno, se ne stava andando la Roma da lui, lui da noi. 

Roma-Verona è stata anche l’ultima partita (in campionato) prima della finale col Liverpool, ed è diventata l’ultima in assoluto, come a eternare un momento a venire. Come a dire: la rigiocheremo. Tra i tanti striscioni quella sera in Sud ce n’era uno che recitava così: «Agostino: il nostro non è un addio… Ciao campione». E invece la Sud quella volta si sbagliava. Ma come fai a non sbagliarti in occasioni del genere? Come fai ad alzare una Coppa quando hai perso la Coppa? Come fai a salutare il tuo Capitano per sempre? Quel giorno i ragazzi della Curva Sud riescono a far avere, tramite Peppe Giannini, una lettera ad Agostino Di Bartolomei. Quella lettera, scritta da Ludovica, sarà pubblicata sul «Corriere dello Sport» per quella finale. Eccone un estratto. È un pezzo della nostra storia vale la pena leggerla. E leggerla bene: 

È difficile pensare che oggi sia il giorno del saluto… Come facciamo ad immaginarti con un’altra maglia uscire dal tunnel dell’Olimpico? Caro Agostino, vorremmo piangerti in faccia, ma sarebbe giusto? Forse è meglio così, salutarsi con una lettera di tutto il gruppo… Quanto ti abbiamo ammirato, caro Ago, quanto abbiamo capito il tuo modo di essere, quanto l’abbiamo apprezzato! Quel tuo non voler essere per forza “personaggio”, quella grinta, quell’abnegazione, quella volontà… ci saranno d’aiuto ovunque. Ci salutavi alzando il braccio un po’ timido ma pieno di gratitudine… senza troppe scene, sincero con i tuoi tifosi. Sei stato un maestro per noi, in campo e nella vita, ci hai insegnato a lottare nella maniera giusta, ci hai fatto sentire orgogliosi di essere romani e romanisti, hai incarnato il sogno di tutti i ragazzi di Roma… Qualcuno potrebbe dire: i giocatori vanno, la Roma resta. D’accordo, ma tu non sei come gli altri per noi… sei parte di noi… Ci sembra anche stupido farti gli auguri per la tua nuova squadra, che senso avrebbe? Forse ancora non ci crediamo, non vogliamo crederci, non possiamo farlo… Caro Ago, segna per noi oggi, ci servirà per trovare coraggio, vogliamo le tue braccia che alzano la Coppa sotto la curva, vogliamo vederti sorridere sotto di noi, rideremo e piangeremo tutti perché avremo avuto un grande uomo che ci ha voluto bene. 
Tutti i ragazzi del Commando Ultrà Curva Sud. 

Quella sera Ago non segnerà, e nemmeno sorriderà perché, quando alza la Coppa, ha una specie di ghigno. È il momento dell’addio. 

I 90’ di prima, più di un trofeo, significavano solo un tempo da rubare al tempo. La partita è anche abbastanza noiosa, relativamente tesa ma nemmeno difficile, con la Roma che in gol al 28’ del primo tempo per un’autorete di Ferroni e che nella ripresa – grazie anche all’espulsione dell’ex Iorio, che stava per ritornare in giallorosso – controlla l’1-0 buono per la Coppa, visto l’1-1 dell’andata. Della partita, l’episodio più curioso avviene a dieci minuti dalla fine quando – platealmente – Paulo Roberto Falcao blocca la sostituzione di Pruzzo con Vincenzi decisa da Liedholm. Il giorno dopo i giornali criticheranno questa specie di insubordinazione, non vedendo l’uovo di Colombo: Falcao sta già prendendo il posto di Liedholm, che ha deciso di andarsene. «Mi dispiace, io ho fatto una scelta, finisce una storia e se ne apre un’altra», dirà Liddas, lasciandosi con un addio più morbido rispetto a quello che Agostino invece dovrà subire. Non rientrerà più nei piani della società. Non rientrerà più con la Roma… Quel Roma-Verona 1-0 – quinta orgogliosa Coppa Italia della nostra storia – rimarrà per sempre l’ultima partita di Ago con la Roma, cioè rimarrà per sempre la partita che non sarebbe mai dovuta finire. Quando entra in campo, vestito della sua pelle e con la fascia di capitano, Agostino si gira verso la Sud e legge questo striscione rimasto famoso: «Ti hanno tolto la Roma, non la tua curva». L’ho sempre amato quello striscione, ma anche questo adesso capisco che era sbagliato: la Roma, ad Ago, non gliela toglierà mai nessuno.

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