L'Amore negato
Milano città chiusa ai romanisti di e Provincia, se continua così... Luci a San Siro non ne accenderanno più

Questa foto ce l’ha mandata Bernardo, un nostro ascoltatore, ieri mattina il giorno dopo la “particolare” decisione di vietare a chi è nato a Roma e provincia di andare a vedere la Roma a Milano. Bernardo sta a San Siro con la maglia di Batistuta e a “cavacecio” (non è un atto teppistico signori del Casms) ha suo figlio, tipo ottenne, con la maglietta di Totti durante un’Inter-Roma.
Ecco, questa foto se sei nato a Roma, oppure in provincia di Roma (evidentemente è una questione di chilometri la violenza) non te la puoi scattare a fine aprile durante Inter-Roma. È pericoloso evidentemente un papà con il figlio piccolo che viaggiano insieme, passano insieme del tempo, per vedere la Roma (magari qualcuno si ricordi pure la categoria dei “padri separati” che da mesi hanno preparato quel weekend col figlio perché avevano solo quello). Non si può.
Così ha deciso il Dottor Improta (lo chiamiamo così adeguandoci all’intervista pubblicata dal Corriere dello Sport ieri), presidente dell’Onms, perché Inter e Lazio sono gemellate da 30 anni e perché nel 2017 è successo qualcosa (ma proprio qualcosetta) e quindi vietiamo e chiudiamo tutto. Mi sembra logico. Non importa che esista la responsabilità individuale, non conta che esistano già delle leggi per cui se qualcuno delinque si persegue quel qualcuno, non importa che così implicitamente, ma nemmeno troppo, stai dicendo a tutti i romani e provincia che sono violenti o che comunque non si sanno comportare, non importa che il gemellaggio Inter-Lazio c’è da 30 anni e non è mai stata una discriminante (secondo questa logica come è possibile vendere ai romanisti 18.000 biglietti per il derby di domenica?), non si immagina che questo atteggiamento ne potrebbe procurare un altro speculare e contrario, sviluppando un antagonismo che invece non risulta esserci, non conta nemmeno che per i romanisti è la sesta trasferta vietata quest’anno (tra cui quell’altro capolavoro con i gemellati di Udine, che una scampagnata ai Castelli era più pericolosa).
Noi del Romanista - da sempre è così - continuiamo a considerare il tifo, la passione gratuita, il sentimento a perdere, un padre e un figlio che con un solo abbraccio non squarciano solo il tempo ma esultano magari a un gol contro la Lazio, la soluzione e non il problema. Questo è il nostro scatto, la cartolina che Le mandiamo. Il suo probabilmente è quello di un settore vuoto o comunque vietato a tante persone perché nate in un certo posto.
Sono due immagini diverse, due modi di vedere le cose. La invitiamo a rispondere con un’altra cartolina oppure semplicemente a parlarne in radio. Giuro che la chiameremo Dottore.
© RIPRODUZIONE RISERVATA