Cogito Ergo Sud

Roma-Lazio 5 a zero!

A oggi è il massimo divario in un “derby” di Roma. Tomasi è l’eroe che fa tripletta e non avrebbe nemmeno dovuto giocare. Gli altri due li fa Bernardini per la sua gioia speciale

La formazione della Roma per il derby del 1° novembre 1933

La formazione della Roma per il derby del 1° novembre 1933

PUBBLICATO DA Tonino Cagnucci
11 Aprile 2025 - 07:30

Il 29 ottobre 1933 la Roma aveva perso a Bologna una partita a dir poco rocambolesca. Nel corso della gara i giallorossi si erano fatti rispettare facendo tremare i rossoblù in più di un’occasione, soprattutto quando “El Tano” Scopelli, in rovesciata, aveva colpito una traversa clamorosa. A tre minuti dalla fine, poi, Angiolino Schiavio – di lì a pochi mesi alfiere della Nazionale Campione del mondo – era andato a segno regalando la vittoria ai suoi.

La sconfitta aveva lasciato un segno profondo, tanto più che la squadra era attesa, solo tre giorni più tardi, da un derby particolarmente sentito. Nella stagione precedente, infatti le due formazioni avevano vinto una “stracittadina” ciascuna (all’andata la Lazio, al ritorno la Roma), mentre le prime giornate del torneo 1933/34 vedevano una leggera supremazia biancoceleste: 8 punti per la Lazio, quarta a pari merito con il Milan, 7 per una Roma sesta in classifica che aveva disputato una trasferta in più. La dirigenza giallorossa aveva raggiunto telefonicamente il capodelegazione a Bologna disponendo un cambiamento sul programma della trasferta. La Roma non avrebbe dovuto viaggiare nella notte per raggiungere nelle prime ore della mattina la Capitale, ma avrebbe dovuto pernottare a Bologna per permettere ai giocatori di riposare meglio. La decisione aveva creato non pochi problemi logistici a Vincenzo Biancone che però, come sempre, porterà a compimento l’incarico assegnatogli. La squadra rientrerà alla stazione Termini solamente alle 19 di lunedì 30 ottobre accolta, come scrive «Il Littoriale», «da una gran folla».

A Roma intanto si è scatenata la corsa al biglietto (i prezzi andavano dalle 30 lire per la Tribuna Numerata Centrale alle 10 lire per i Popolari con rialzi sensibili in tutti i settori: basti pensare che contro il Livorno, dieci giorni più tardi, la Tribuna Centrale verrà posta in vendita a 25 lire e i Popolari a 8). Per evitare la ressa a quella che in genere era l’unica rivendita autorizzata alla Galleria Colonna, saranno attivati altri punti di prevendita, tra cui il Bar Ferraris in Via Cola di Rienzo e il Banco Carpi-Gieffer & Co. a Largo Goldoni.

Nel frattempo Luigi Barbesino, tecnico romanista, ha qualche problema di la formazione. Assodata l’indisponibilità di Stagnaro e Gadaldi, anche Dugoni è malconcio, mentre Eusebio sembra in leggero vantaggio su Chini per l’ultimo posto libero davanti. A preoccupare di più, tuttavia, è la situazione di Tomasi. Nella mattinata del 30 ottobre la risposta sulla possibilità del suo impiego è un “no” categorico. Tuttavia, già nella tarda serata, la situazione sembra meno compromessa. Tomasi l’indomani si sarebbe sottoposto a una radiografia per verificare eventuali danni per un colpo subìto al volto. Esaminati i risultati lo specialista conclude: «Se le capita un pallone su la punta del naso, tiri pure, purché segni». È il via libera che inciderà in maniera formidabile sulla gara. Accantonata l’idea di utilizzare Costantino,  Barbesino schiera Tomasi centravanti, Guaita all’ala e Scopelli mezzo destro.

Quel 1° novembre i cancelli di Campo Testaccio aprono alle 13. La Lazio fa sapere che raggiungerà la tana romanista in autobus «sventolando una bandiera azzurra». Gli spalti sono gremiti  e tra gli spettatori ci sono anche Italo Foschi e il Generale Vaccaro, che su fronti e con risultati ben diversi hanno giocato un ruolo di primo piano, nella primavera del 1927, nella nascita della Roma. Quando con un paio di minuti di ritardo sull’orario previsto, la Lazio si trova subito in enormi difficoltà, affondando letteralmente sul campo di Testaccio. Il rettangolo di gioco, infatti, è coperto da uno strato di sabbia compressa, in attesa che l’erba, coltivata altrove, venga innestata.

Dopo 9’ di gioco Del Debbio, cercando di arrestare Eusebio, si mette fuori causa infortunandosi seriamente (e riceverà nel pomeriggio la cavalleresca visita del presidente Renato Sacerdoti). La Roma è scatenata e al 18’ – dopo una triangolazione Scopelli, Bernardini, Tomasi – è il centravanti a sbloccare il risultato. Dieci minuti più tardi Eusebio, ricevuta palla da Scopelli, piazza al centro, Tomasi si ricorda dei consigli del medico e, anticipato Sclavi, insacca di testa. I giallorossi continuano a macinare gioco e colpiscono ancora un palo con lo scatenato Tomasi e una traversa con Scopelli. Per il terzo gol occorre però attendere l’inizio della ripresa. È Bernardini a raccogliere al volo un’imbeccata del solito Scopelli e a mettere nuovamente in rete. All’11’ un’azione personale di Tomasi porta a quattro il conto. La Roma, forse, a questo punto sarebbe anche sazia, ma non Bernardini che contro i biancocelesti ha un vecchio conto da saldare. Fulvio al 19’ centra in pieno la traversa e, a un minuto dal termine, raccogliendo una corta respinta di Bertagni, sigla il 5-0. La Lazio è spazzata via, la Roma marchia un intero decennio con una supremazia che non ammette repliche.
 (Dal libro “Le 100 partite che hanno fatto la storia dell’AS Roma” di Tonino Cagnucci e Massimo Izzi).

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