Cogito Ergo Sud

Knockin'on heaven's door

Oggi bussiamo alle porte del paradiso, e se non ce le aprono Dovbyk prendile a spallate e poi urla, anche contro il cielo

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Tonino Cagnucci
06 Aprile 2025 - 07:00

«Fai 4 punti nelle prossime due partite, ma vinci quella con la Juve». Ora, io me li prendo 4 punti (ma va?), però la cosa scandalosa è che accetterei pure la ripartizione. Chiedo scusa a tutti quelli che mi conoscono e che sicuramente deludo (ma infatti, prima vinciamo questa poi vedemo), ma per me che Roma-Juve dopo il cosiddetto derby (a parte gli Anni 80, solo perché gli altri non c’erano) è stata sempre la “seconda” partita da cercare quando escono i calendari, stavolta è la prima. E non solo perché si gioca, adesso, stasera. Ora. Eccola. Forza Roma segna per noi… Cantate. Questa partita è veramente un toc toc alle porte del paradiso e fino a un paio di mesi fa non solo stavamo all’inferno, ma dopo Como a 2 punti dalla B, eravamo atei. 
Invece vai con le preghierine alla Madonnina di Monte Mario o a qualsiasi santo con cui ogni romanista dovrà sicuramente fare pace, perché oggi questi 3 punti in palio sono uno choc. Un volo. Un’occasione di sentirsi definitivamente diversi rispetto a quell’altro choc, ma traumatico, che abbiamo avuto dopo Genova a settembre e per 53 giorni con Juric (senza minimamente dimenticare i veri responsabili di questa catastrofe tecnico-umana-sportiva). 

La Roma deve provare a vincere, deve provare a vincere sempre, ma oggi un po’ di più. Tutti provano a vincere, o dovrebbero farlo, ma stanotte, adesso, la Roma deve provare a vincere un po’ più di tutti. Se vinci superi la Juve che quando tu, cioè noi, stavamo all’inferno, cioè, anzi, eravamo atei, stava giocando una partita per vincere lo Scudetto. Altro che metaverso e stupido mondo al contrario. Vincere, Roma mia, restituirebbe almeno una carezza al cuore dei tuoi romanisti che quest’anno – ma in fondo quando no? – è stato più che messo alla prova, bocciato e rimandato a settembre già mesi fa. Almeno una carezza di tutte quelle che ti sei presa in faccia la sera con l’Athletic Bilbao dallo sventolio di quelle bandiere così intenso, immenso, raro, persino “strano” che a fissarlo sembrava fatto all’intelligenza artificiale. Invece era cuore. È sempre con quello che siamo andati avanti noi e sempre con quello che stanotte bussiamo alle porte del paradiso.  Knockin’on heaven’s door e se non ce le aprono, Dovbyk daje una spallata come hai fatto a Lecce, come ti ha detto Mancini. E poi urla, anche contro il cielo.

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