Il coraggio di Edoardo, la finale da rigiocare
Così come Totti nel giorno dell'addio, Bove ha chiesto aiuto davanti a tutti: solo che alle spalle non aveva 25 anni di carriera ma tutto davanti. E una vita da rigiocare
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(GETTY IMAGES)
Mi è venuto in mente Francesco Totti. Mentre Edoardo Bove parlava sul palco dell’Ariston di quello che gli era successo ho pensato a quello che Totti disse nel giorno del suo addio: «Adesso ho paura, concedetemi un po’ di paura». Lui era il re, forse anche qualcosa di più, era 307 gol, 786 partite, mille assist, 25 anni non di gare ma di romanzi e in quel momento stava dicendo addio a tutto questo: aveva ancora i panni che stava indossando per l’ultima volta, la maglia della Roma addosso. E lui il re, forse anche qualcosa di più, ebbe il coraggio praticamente in mondovisione di dire di avere paura. Il re che diventa formica di fronte a un mondo di leoni, che ha il coraggio più grande per un uomo: quello, oltre che di manifestare la paura, di chiedere aiuto. Edoardo Bove in tutta la sua bellezza a Sanremo, non a San Siro, ha fatto un po’ la stessa cosa, e persino tanto di più: ha raccontato il suo dramma che è stato quello di perdere non solo il calcio, ma di rischiare di perdere la vita.
Lo ha raccontato con un contegno e una lucidità tenute insieme proprio dall’emozione, non aveva nessuna divisa addosso e l’eleganza era in quello che diceva, più che nell’abito da sera: si è detto fortunato perché vivo, si è detto privilegiato perché ha avuto la possibilità del pronto soccorso, e dirselo quando ha perso - almeno per adesso - il suo sogno, il suo lavoro, la sua passione, il gioco del pallone ha un valore enorme, anzi è il valore del suo discorso. Poi, proprio su questo, non sulla vita che sembrava aver perso, ha chiesto - come Totti quel giorno - aiuto, si è spogliato di tutto ha detto di stare facendo un percorso, un lavoro su se stesso, e che è dura. Edoardo Bove, che si è detto fortunato pure se ha perso il suo sogno di giocare a calcio, ha aiutato tante persone mettendo proprio quel cuore - che gli ha fatto male - a nudo. Solo che rispetto a Totti non aveva alle spalle 307 gol, mille partite e diecimila assist, ma una rete alla sua ex squadra del cuore e tutta una carriera davanti. Ti resta la vita che è tutto Edoardo e, poi, un sogno da riconquistare: ecco è un po’ quello che hai fatto per noi, quando con quel gol al Bayer ci hai portato a Budapest. Adesso è come se solo tu potessi rigiocare quella finale. Stavolta la vinciamo.
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