Cogito Ergo Sud

Non sei tornata, ma non andare via

Col Braga più che la possibilità di dimostrare che qualcosa è cambiato, ci giochiamo l'Europa che è stata e deve restare casa nostra

PUBBLICATO DA Tonino Cagnucci
12 Dicembre 2024 - 06:00

Per capire se la Roma è tornata non può bastare la partita con il Lecce. E nel caso nemmeno quella di oggi: ma oggi la Roma deve capire che oltre a tranquillizzare ancora un po’ di più chi la ama, oltre a farsi riconoscere un po’ di più (devi essere testaccina Roma mia: sovversiva, sudore, sangue e saliva) deve ricordarsi di quello che significa, Lei e questa partita. Europa. Negli ultimi quattro anni, l’Europa per noi è stato il nostro posto delle fragole. Il luogo caro dell’infanzia, il posto preferito, lì dove siamo stati felici e infelici, ma siamo stati. Tirana e Budapest resteranno per sempre. Come la gioia più grande e come un dolore che quelli della mia generazione possono persino paragonare alla notte di Agostino.

Ma Tirana e Budapest resteranno per sempre un ricordo incancellabile, l’odore del viaggio, un vanto vissuto. E anche quell’autogol all’81’ a Leverkusen, anche la coppa europea di De Rossi giocata alla Mourinho è una cosa che la Roma si deve ricordare (e tutti quei “Feye no e la Roma sì”, che sono stati il ritmo sincopato, la piccola colonna sonora di questo periodo quasi da  cartone animato). 
Non scherziamo. Vinciamo. Non scherzate. Vincete. 

Adesso non c’è partita più importante di questa e non solo perché oggi puoi – devi – giocare questa partita e nessun’altra. Abbiamo urlato e ci siamo riabbracciati con Hummels a Londra (Europa), la Roma e tutti noi, ci siamo riconosciuti proprio all’ultimo minuto di questa coppa. Oggi giochiamo col Braga, non col Real, siamo 21esimi e non è una finale, non ci saranno i maxiscreen all’Olimpico, ma ricordatevi magari di quello screen che magari avete conservato di vostro figlio quando stavate a Budapest con qualche promessa che un giorno vinceremo, cercando di consolare le sue lacrime (o di una Pipa a dirotto stretta sul petto) senza farle vedere le vostre. 

Oggi noi oltre a giocarci la decenza e l’obbligo di continuare a restare in questa competizione che per noi è speciale, che per noi è un dovere, che per noi è un’emozione, ci giochiamo non solo quello che dobbiamo essere, ma quello che siamo stati. Non si tratta di essere tornati, si tratta di esserci e di esserci stati. E Roma mia, se ancora sei così insicura, se ti capita di aver paura, se non credi che ce la puoi fare, gira gli occhi a destra e guarda chi ti vuol bene che canta “e che con le mani amore per sempre” ti porterà con sé.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CONSIGLIATI