La Roma, due vite
Con l'Atalanta sarà sempre la prima partita senza il Coca Cola, l'uomo col megafono. E penso che a Budapest, dove ci aveva portato lui, venne Bove a farci cantare
Per forza è come se fossimo tutti ancora là in attesa di notizie di Edoardo Bove, pure se poi quelle arrivate in serata il fiato te lo hanno ridato. Lì ancora in cerchio come fecero i giocatori danesi che sembravano angeli, ma erano di più, uomini, a proteggere Eriksen e a pregare pure da laici che quel ragazzo nostro potesse raccontare ai nipoti quel gol al Leverkusen. Edoardo Bove ci ha portato a Budapest, mano per la mano con Mourinho e poi ha fatto un’altra cosa che vi ricorderemo letteralmente in finale.
Visto che vita e giornalismo ti impongono la presentazione di Roma-Atalanta, una cosa: non ci sarà un calciatore in campo che non giocherà pensando al suo ex compagno. Tecnicamente, si dovrebbe chiamare condizionamento. Preferisco chiamarla umanità. Perché il calcio ce l’ha. E la Roma, che oggi è la più toccata, ci campa o ci dovrebbe campare.
Questa partita è un po’ fatta apposta, ma non tanto perché Roma-Atalanta è stata quella in cui l’11 aprile 2010 Claudio Ranieri era campione d’Italia, perché in quel momento aveva appena superato l’Inter rimontandole 14 punti; e nemmeno perché Roma-Atalanta è stata la partita in cui se non segnava Roberto Pruzzo il 2-2, il 6 maggio 1979, la Roma andava in Serie B e non ci sarebbero mai stati dopo Viola, Liedholm, Falcao, lo Scudetto, la Coppa dei Campioni. Prima di Roma-Atalanta venne presentata l’Hall of Fame: è lì che abbiamo visto Tancredi fare la sua parata più bella quando ha preso dalla Curva Sud la bandiera di Di Bartolomei e l’ha sventolata prima di consegnarla alla moglie di Agostino, Marisa. Accanto aveva Losi che era già bandiera, ma che adesso è nel vento pure lui. No.
Il fatto è che Roma-Atalanta è una parentesi della nostra storia con dentro persino più degli 11 atleti che Roma chiamò a Testaccio nel 1929 o per l’Hall of Fame nel 2012 perché è stata la prima partita giocata senza due tifosi storici della Roma (sempre quella dell’11 aprile 2010) Fabio “Roscio” e Roberto Venturelli, per tutti il Coca Cola. Eccolo un senso un po’ più ampio. Perché poi Roma-Atalanta oggi sarebbe proprio questo: la paura di riperdere la Roma che hai ritrovato a Londra, come se un amore ritorna e se ne riva. Come fai ad avere fiducia? Come fai a esserne sicuro? (Lo capisci amore mio?). È come quando ti mancava il fiato, ed è lì che c’era il Coca Cola, l’uomo col megafono che il fiato, non so come, te lo faceva tirare fuori e tu cantavi l’amore e la paura. Per una partita. Per la Roma. Per qualcosa. Penso a Roberto. Penso che Edoardo Bove a Budapest venne lui sotto la Sud a farla cantare. È stato lui per un attimo il giocatore col megafono. Penso che anche in una partita ci possa essere il senso di una vita. Daje Edoa’ “Che caciara” che hai alzato.
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