Quando è la Roma a dirti ti amo
Ma è vero che una rondine non fa primavera: Roma mia non fare che torni ad aver paura, a non credere a quella maglia, a quella Lupa che porti sul petto, proprio perché la primavera deve ancora venire
Un po’ il paragone è con Balzaretti, quando proprio il simbolo più debole di una Roma che era stata ferita segnò un gol in cui ci identificammo totalmente: eravamo stati lui, lui era noi, soprattutto nel momento in cui alzò letteralmente e simbolicamente la testa e ci fece vedere lacrime di rivincita e d’amore. Hummels al 2’ di giovedì era il Balzaretti di inizio stagione. Arrivato come gigante, come il campione, come il vice-campione d’Europa in una squadra che solo l’altro ieri era pure lei vicecampione d’Europa, in una Roma che ha sognato con Mourinho e che avrebbe dovuto sognare con De Rossi, era diventato il simbolo goffo di una squadra con 13 punti, che fa l’esordio a Firenze e in 20’ fa autogol, che entra a Napoli e fa segnare Lukaku, che dopo 2’ regala un calcio di rigore al Tottenham. Era il simbolo di quello che vivevamo, una realtà quasi spietata rispetto a quello che sognavamo: ecco perché quando e proprio al 91’ e proprio sotto al settore ha segnato proprio lui, noi ci siamo identificati tutti in lui. Perché ci siamo rivisti. In quel Munch felice, in quel suo barbarico YAWP da attimo fuggente per 3000 anime in pieno sturm und drang. Perché giovedì è successa una cosa che chi dice “ma che ve esultate per un gol che vale il 21esimo posto in un girone da 32esimi” non capirà mai. Ma mai mai, eh.
Noi giovedì sera non abbiamo conquistato un punto a casa di una squadra che ne aveva fatti 4 a casa del City, noi in Inghilterra non siamo solo riusciti a non perdere e a rimanere in corsa in una competizione che per storia, dovere e amore ci appartiene, non abbiamo solo recuperato al Tottenham due gol in trasferta, noi abbiamo ritrovata, rivista, risentita la Roma. Risentito la Roma. Riconosciuto quell’amore che abbiamo dentro e che fuori più nessuno rappresentava. Io non sopporto i disamorati (o sei innamorato o vattene), né quelli che “oddio è tutta una sofferenza” perché la Roma è un sentimento che non passa, ma la Roma è forse l’unico caso di amore – cioè di governo – che si rinnova con l’incendio – cioè con l’innamoramento – continuamente. E viceversa. Se sei della Roma ci resti e non te ne vai (mai) ma hai bisogno di rinnamorartene. E il gol di Hummels è solo sta cosa qua, un Ich liebe dich, un ti amo.
Era solo troppo tempo che non ce lo diceva pure la Roma. Ed è questo che ci ha fatto andare a dormire contenti almeno una notte. Ora, noi di questi attimi ci campiamo, ma è più vero che ora abbiamo bisogno di costruire. Di ripartire dal 21esimo posto. Perché è vero che una rondine non fa primavera, ma Roma mia non fare che torni ad aver paura, a non credere a quella maglia, a non onorarla, a non inebriarti di quei colori e della Lupa che porti sul petto, proprio perché la primavera deve ancora venire. E non si tradisce più quello che finalmente ci hai detto anche tu giovedì, facendoti riconoscere.
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