Cogito Ergo Sud

C’è solo Salzarulo

Il match analyst espulso a Verona faceva parte dello staff di Mou: unica e ultima traccia rimasta di vitalità e romanismo

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Tonino Cagnucci
05 Novembre 2024 - 06:30

Quando è così è facile: tutti colpevoli, società, allenatore e giocatori. Quando è così, però, è troppo facile. Se tutti sono responsabili, nessuno è responsabile, una condanna generalizzata ha sempre in sé qualcosa di assolutorio. 
Per questo, in questa Roma che riesce a dare ragione persino alla Souloukou su Palladino, che lei voleva al posto di De Rossi, e su Zalewski, che lei ha messo fuori rosa, io salvo Michele Salzarulo. È il match analyst espulso perché ha fatto vedere sul tablet all’arbitro Marcenaro l’evidente fallo subito da Ndicka sul secondo gol. Salzarulo faceva parte dello staff di Mourinho, è l’ultimo germe di vitalità e di una specie di romanismo rintracciabile nella desertificazione che vediamo adesso (e che è stata poi completata cacciando Daniele De Rossi da casa).

La Roma che si sta vedendo adesso è niente, e dà fastidio scriverlo perché per un romanista è tutto.  
Stavolta sì, è un momento difficile. Ho sempre accettato con diffidenza le definizioni di “momenti difficili” nel calcio e nella Roma in particolare, soprattutto se a 12 anni hai perso la Coppa dei Campioni ai rigori davanti agli occhi, tutto quello che viene dopo ti sembra facilmente assorbibile. Questo però non è quel tipo di momento difficile, non è nemmeno la Coppa Uefa con l’Inter, né Budapest, né la coppa col Torino, né supplementari con lo Slavia, sceglietevi da soli le vostre ferite che però oltre a fare male spurgavano orgoglio. C’è di peggio persino di perdere col Verona e di prendere 5 gol a Firenze passeggiando. È il niente che (non) vediamo. Questo è un momento difficile perché in quello che vedi in campo e fuori non riconosci la Roma. 
È come se non riconoscessi il tuo amore. Quello che state rappresentando non è ciò che un tifoso ha dentro e che nessun tradimento riuscirà comunque ad intaccare. Ma non c’è niente che fa più male.

Più che le formule che ormai sono un modo di dire (cambiare allenatore, trovare e inserire figure dirigenziali di livello,  con riferimenti agli uomini di calcio, agli uomini di Roma, io a questo punto direi uomini e basta) manca proprio qualcuno che ti rappresenti, qualcuno in cui identificarsi, qualcuno che soffra per e con te, qualcuno che si faccia sentire, qualcuno che ti faccia sentire, qualcuno che ti difenda, qualcuno che tremi prima di cedere, qualcuno o qualcosa per la Roma a parte la Roma. Qualcuno che dica che in un mondo di Marcenaro, io sono Salzarulo.

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